A liberarci non sono gli uomini e le ideologie. Se è un uomo a liberarmi, io sarò schiavo di quell’uomo. Per questo nella Bibbia è detto che non è Mosè che libera: nel caso, tu saresti schiavo di Mosè. La liberazione è molto più misteriosa e radicale, tanto da travolgere e superare ogni ideologia. Ogni ideologia, per quanto rivoluzionaria, una volta arrivata al potere sarà sempre una forza conservatrice: se non altro, per conservare il potere che ha conquistato. È così anche per il cristianesimo, qualora lo si riduca a ideologia. La libertà trascende tutti i miti. Ed è la ragione per
cui la libertà è molto rara, e costosa, e difficile. Perciò gli stessi ebrei nel deserto, a volte, rimpiangevano la loro schiavitù. (David Maria Turoldo)”.
Vi confesso che per questa settimana ero quasi tentato di non scrivere niente, anche perché non volevo scrivere per forza, a qualsiasi costo. Poi questo bel messaggio di Turoldo, che ci ha inviato il nostro amico Pier, mi ha ricordato del dovere civile e cristiano di fare memoria della Festa della Liberazione e dei martiri della Libertà. Sì, credo sia importante ricordare nella forma del memoriale biblico quella lotta per la Libertà.
A questo riguardo mi è caro ricordare, quanto mi diceva un mio carissimo amico già scomparso. Pur essendo nato dopo la Resistenza, l’aveva assorbita a pieni polmoni negli anni ’60-’70 nei quartieri popolari di Milano, fino a diventare presidente di una delle sezioni dell’ANPI. In uno degli ultimi nostri incontri mi raccontava della difficoltà di vivere la dimensione memoriale della Resistenza, benché lui non usasse questo termine tecnico. Come ben sappiamo, il termine memoriale rimanda ad un’altra epopea liberatrice: quella degli Ebrei in fuga dalla schiavitù
egiziana. Tutta la storia d’Israele ruota attorno a questo memoriale, che viene celebrato liturgicamente nelle feste pasquali. Ebbene, il memoriale non è il semplice ricordo di un fatto passato, bensì il celebrare nell’oggi il permanere dell’azione liberatrice di JHWH, o l’anelito di Libertà, che animò la Resistenza. Purtroppo, mi diceva questo mio amico, soprattutto i più anziani si preoccupano di ripetere alcuni rituali, come nelle nostre liturgie asfittiche, ma non riescono a tradurre nell’oggi quell’istanza
liberatrice. In altre parole, fanno fatica a celebrare la Resistenza, mettendola a confronto con le nuove forme di oppressione, che ancora oggi sono presenti nel nostro Paese. Sembra quasi che la lotta per la Libertà, che costò la vita di tanti giovani, sia legata solamente a
quel determinato momento storico. Certamente in quell’evento vi furono un insieme di fattori, che misero ben in luce il valore ed il prezzo, che la Libertà comporta. D’altro canto la Liberazione è un processo continuo, perché la Libertà non può mai essere data per assodata; va sempre
riconfermata dentro un processo di Liberazione, che nasce dal di dentro della nostra coscienza, ma poi si estende a tutte le strutture con le quali abbiamo a che fare. Ecco, potremmo dire che, quando questo processo si ferma, o rallenta, magari pensando che stiamo vivendo una condizione di libertà, oppure semplicemente per pigrizia mentale e spirituale,
ebbene è esattamente in questi momenti che riprendono vigore i processi, di alienazione prima e di oppressione poi. In questo senso, la deriva qualunquista prima e il cancro del populismo adesso sono segnali pericolosi di un venir meno dello spirito della Resistenza. Da qui l’importanza di vivere la liturgia civile di questo memoriale.
Purtroppo, tra le cause e le conseguenze ad un tempo di quanto appena detto, vi è tutta la subdola battaglia degli eredi del fascismo, nel voler sdoganare le loro vittime, per il semplice fatto che tutti i morti di una guerra, in un modo o nell’altro, sono delle vittime. Ciò è indubbiamente
vero, perché ogni guerra, come diceva il Card. Martini in occasione della guerra del Golfo, è un po’ il frutto, l’esito di un intreccio complesso dei peccati umani, molti dei quali neanche imputabili ai guerreggianti stessi. Nel caso del fascismo, certamente buona parte di coloro che lo hanno difeso
erano inconsapevoli della menzogna della quale erano vittime. Così come nel furore irrazionale della guerra anche alcuni oppositori del fascismo diedero sfogo al peggio di loro stessi. Ciò non toglie, che gli ideali per cui si combatteva erano diametralmente opposti. La peccaminosità e la fragilità delle persone coinvolte non ci autorizza in nessun modo ad annullare le
differenze ideali ed ideologiche. Un conto è pensare che un uomo, Mussolini o qualunque altro populista, possa essere l’interprete ed il rappresentante della coscienza di un popolo, fino a disporre della vita e della morte di quel popolo; altro è lottare perché quel popolo veda garantite
quelle condizioni di uguaglianza e di democrazia, dove ognuno possa esprimere liberamente i suoi talenti e la sua personalità. La buona fede di chi ha sbagliato non annulla questa differenza; così come gli errori di chi ha combattuto dalla parte giusta non vanifica il senso di quell’opzione.
Da qui l’importanza di rivivere ogni anno questo memoriale della nostra Liberazione. In particolare da parte di coloro che dovrebbero intendersene di memoriali: i cristiani. Eppure, sarebbe interessante verificare in quante Eucaristie di questa domenica verrà celebrato questo memoriale.
Purtroppo la maggior parte dei miei confratelli dà per scontato che le due realtà non abbiano niente a che vedere.


Povera Libertà, ma, anche e soprattutto, povera Eucaristia, ormai resa un feticcio estraneo alla vita degli umani.

Pe. Marco