Riconoscere che nessuno meglio di Gesù può guidarci ed accompagnarci nel cammino della Vita.

Ancora una volta ci ritroviamo ad ascoltare e meditare sul grandioso Vangelo di Giovanni, che ci interpella attraverso il cammino di Fede del cieco nato. Chiaramente Giovanni non è preoccupato tanto dalla guarigione fisica di quest’uomo, quanto dal suo percorso spirituale, che lo portò a accogliere Gesù come Signore della sua vita.

Sulla scia di Giovanni la Chiesa, fin dagli inizi, si riconobbe in questo cieco; anzi riconobbe in lui la nostra condizione umana, che si muove a tentoni nel Mistero della Vita. Per questo motivo, condizione preliminare per dialogare con questo testo, è la consapevolezza profonda di navigare a vista nel gran mare dell’esistenza. Solo chi si sente naufrago nel cammino della Vita, potrà seguire i passi di questo cieco.

Di fatto questo cieco interagisce prontamente alla provocazione iniziale di Gesù: “Finché sono nel mondo, sono la Luce del mondo”. Infatti alla domanda finale di Gesù: “Credi tu questo”, risponderà: “Credo Signore”. Ma questa professione di Fede non ha niente di teorico, o astratto. Invece è frutto, è il coronamento di scelte precise e dolorose, perché questa è la Fede cristiana. Riconoscere che nessuno meglio di Gesù può guidarci ed accompagnarci nel cammino della Vita. Così, Lui e il suo Vangelo diventano il criterio principe per ogni nostra decisione.

Ma questa scelta, quando è esistenziale, ovvero calata dentro le vicissitudini della nostra quotidianità, porta con sé il prezzo della Croce, inesorabilmente. Per il cieco nato la persecuzione viene dagli uomini praticanti, da coloro che si ritengono così fedeli a JHWH, da pretendere di essere i suoi mediatori ed i suoi interpreti autorevoli. Per questo motivo non possono accettare Qualcuno più autorevole di loro, sorto fuori dal loro cerchio magico.

Ma questa forma di potere, quella che si riveste di simboli religiosi, è solo la punta dell’iceberg del Potere in quanto tale. Assumere Gesù come Luce delle nostre scelte e dei nostri orientamenti ci porta inesorabilmente a scontrarci con le varie facce del Potere, sia esso locale, familiare, che universale. Chi riconosce in Gesù la Luce per l’umanità, non potrai mai chinarsi e consegnarsi ad altri, per decidere le sorti della propria vita. Da qui il conflitto non cercato, ma inesorabile, ineludibile.

Certo, una via c’è per evitare questo conflitto; è quella seguita dai genitori del ragazzo. Ovvero, rinnegare sé stessi, negare l’evidenza della realtà, negare quasi la cecità del figlio, pur di sfuggire al conflitto; in altre parole mettere il quieto vivere al primo posto.

Che orrore! Che squallore! Pensiamo di fronte a tanta codardia. Eppure, non ci vuole molto a riconoscerci in quei genitori. Forse è proprio questa la nostra miseria: riconoscerla negli altri e non vederla in noi stessi. Ma se ci mettiamo a nudo davanti al Signore, non possiamo non riconoscere le nostre innumerevoli sortite, per evitare di portare il peso di vivere solo della Luce del suo Vangelo. Il Vangelo del conflitto e della Croce ci spaventa sempre; per questo motivo lo evitiamo continuamente. Ma questo è l’unico Vangelo di Gesù di Nazareth. Il resto è solo idolatria di bassa lega.

Chissà se siamo realmente interessati alla Luce, per poter affrontare la sfida della Vita. Forse “è meglio” rimanere nella penombra della nostra mediocrità…

Pe. Marco