donna

Per questa domenica vorrei iniziare questa mia riflessione a partire dal finale del Vangelo, che ci viene proposto. La bellissima immagine della donna coinvolta nelle doglie del parto, usata per esprimere la nostra relazione con la dinamica del Regno di Dio, esprime plasticamente questa dialettica. Come il figlio, anche il Regno, pur essendo innato, necessario, per la vita umana, ciò nonostante viene formandosi solamente attraverso un parto doloroso, che è il travaglio della Storia nel far emergere, far crescere, il meglio dell’umanità. Questa dinamica contradditoria, sofferta, non è un’eccezione che può accadere qualche volta nella nostra vita. Purtroppo è la regola, è la norma, che regola il divenire del Regno nella Storia.

Purtroppo la nostra coscienza e, ancor più, la nostra debole fede tendono a rimuovere questa verità dal nostro cuore. Così, nel nostro vivere il Vangelo sia a livello personale che sociale, quando appare qualche piccola ostilità, o conflitto, frutto della nostra fedeltà evangelica, ecco che immediatamente ci preoccupiamo e cerchiamo di sistemare il tutto in modo da annullare il conflitto, la tensione. In principio è sempre bene e lodevole cercare una soluzione armoniosa e non conflittuale, ma ciò non dovrebbe mai avvenire a scapito della qualità evangelica della nostra vita. Invece, il più delle volte, questa qualità evangelica rimane in secondo piano, non è la priorità del nostro cuore. Ritornando all’esempio della maternità, è come quando la donna, pur di non soffrire, mette a repentaglio, o sacrifica, il dono che è la vita del figlio. Questa possibilità, apparentemente remota ed astratta, in realtà è uno dei fenomeni caratterizzanti la nostra cultura post moderna.
Realmente i legami tra il generare la Vita e il generare il Regno sono molto più stretti e profondi di quanto possiamo immaginare a prima vista.
Alla luce di queste semplici e fugaci riflessioni su questa simbologia ricca e profonda, penso che dovremmo leggere questo tempo drammatico ed affascinante della Chiesa, sia italiana che universale. Indubbiamente la Chiesa, essendo “segno e strumento del Regno di Dio” non può che essere attraversata permanentemente da queste “doglie per partorire il Regno”; anche se, a volte, queste “doglie” vengono confuse con le conseguenze del suo proprio peccato, del peccato dei suoi membri.
Altra cosa invece è quanto sta accadendo con la Chiesa italiana e più in generale con la Chiesa illuminata dalla testimonianza profetica di Papa Francesco. In questo caso, infatti, è il proprio conformarsi della Chiesa al Vangelo del suo Maestro che genera questa onda di persecuzione, per il momento solo mediatica e culturale. Infatti, il doloroso lavoro di Papa Francesco nel purificare la nostra vita ecclesiale dalle ridondanti, quanto inutili devozioni secondarie, lascia venire a galla le semplici, quanto decisive, istanze evangeliche di fronte al paganesimo materialista, che da tempo ha contaminato la pratica religiosa occidentale.
Questo paganesimo materialista stava quasi soffocando il puro Vangelo, “sine glossa”, soprattutto nel cuore dei cosiddetti praticanti. In questo modo ci siamo tranquillamente abituati, quasi tutti, a vivere questa schizofrenia diabolica, tra un insieme di rituali e simboli cristiani e una pratica quotidiana dominata dal più diabolico degli individualismi edonistici. Il noi universale dei figli dello stesso Padre era stato diabolicamente sostituito dal noi del sangue e della patria. E così, i più biechi e ancestrali istinti egoistici sono stati elevati a diritto nazionale, etnico, a scapito di altre nazionalità, altre etnie. In tutto ciò la coscienza degli uomini religiosi non avvertiva ed in molti casi non avverte la terribile e drammatica negazione del Vangelo.
Grazie a Dio, però, il semplice gesto evangelico di Papa Francesco di toccare la carne sofferente del Cristo vivente nella storia sta trascinando milioni di uomini e donne nell’antica e sempre nuova avventura di consegnarsi al Vangelo per testimoniarlo con la propria vita, al di là di ogni calcolo ed ogni interesse mondano. Che bella questa Chiesa testimoniale, semplice e coraggiosa! Da decenni l’aspettavo e finalmente posso vederla anche nella nostra Europa, opulenta e stanca.
Questi uomini e queste donne stanno partorendo la Chiesa e l’Europa del futuro.

Pe. Marcos