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Le letture di questa Domenica “in albis”, tra le varie tematiche, contengono varie suggestioni, per riflettere e pregare sulla grande sfida della Fede, del credere nel Crocifisso Risorto. La prospettiva di fondo, dalla quale rileggere questa problematica, ci viene offerta dal percorso fatto da S. Tommaso. Contrariamente a ciò che afferma la religiosità popolare, S. Tommaso non è un cripto materialista, che, come si suol dire “ha bisogno di vedere, di toccare, per credere”. La domanda radicale di Tommaso è: “Come può un uomo morto sotto i segni della maledizione divina (la croce), aver vinto la morte, risorgere?”. La sua domanda è una domanda prettamente di fede, non di tipo scientifico, o sperimentale. Perché, se il Crocifisso è veramente risorto, ciò che viene messo in gioco è qualcosa di molto profondo dal punto di vista della fede; ovvero: dove stava, da che parte stava Dio, quando hanno crocifisso Gesù? Ecco e di nuovo che, come dicevo in occasione della meditazione pasquale, Vita, Morte e Risurrezione di Gesù sono un tutt’uno, che non può e non deve essere separato nella varie parti; pena il travisarne il senso.

Questo travaglio e questa radicalità di Tommaso dovrebbero aiutarci ad accettare con meno riluttanza altri versetti delle letture odierne, normalmente abbastanza glissati nelle omilie. Tipo: “In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo”, oppure “Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Questi versetti evidenziano che la fede nel Crocifisso Risorto, se da un lato comporta uno strappo, una rottura spirituale, simile al dolore della circoncisione fisica, dall’altro questo strappo non si realizza una volta per tutte, come nel caso della circoncisione fisica, bensì è un’opzione di vita, che si compie e si realizza nelle più disparate situazioni dell’esistenza. Infatti il credere, a differenza di ciò che si pensa normalmente, non può essere ridotto all’atto magico dell’essere battezzati (il famoso: io sono cristiano, perché sono battezzato). Certamente il Battesimo può essere una celebrazione della fede in Gesù e può aiutare nel vivere tale fede, ma non la esaurisce.

Anzi, il credente è colui che, avendo riconosciuto la presenza del Padre, accanto al Crocifisso Risorto, non ha altra preoccupazione, se non quella di conoscere, approfondire la vicenda di quest’uomo, perché la Sua vicenda, la Sua vita, divengano il mio modo di vivere; nonostante già sappia che, il seguire i suoi passi, porterà anche me a morire su qualche croce.

Ecco allora che, per noi, comunità credente, diventa fondamentale ciò che noi “vediamo ed ascoltiamo” di Gesù, perché ciò determinerà la nostra testimonianza di Lui; ovvero, a seconda di “ciò che vedo ed ascolto” della vicenda di Gesù, dipenderà ciò che di Lui annuncerò e testimonierò. Ma su questo punto vedo una grande crisi ed una grande dispersione della comunità credente contemporanea. Volendo citare un fatto accadutomi, per non dilungarmi in innumerevoli esemplificazioni, mi preme qui riportare ciò che è successo a me in sacristia, dopo una Messa di questa Quaresima. Un Ministro dell’Eucaristia, con l’Eucaristia in mano da portare ad un ammalato, mi ha letteralmente aggredito, davanti ai chierichetti, perché, a suo dire, predico tanto la fedeltà al Vangelo, ma, durante le prediche, non condanno le piaghe dell’aborto, dell’eutanasia e delle varie forme di convivenza non matrimoniali; mentre parlo troppo di emigranti e xenofobia.

Ma ripeto, questo, che ho citato fugacemente, è solo un esempio tra milioni possibili, che attesta come ormai al Vangelo facciamo dire tutto ed il contrario di tutto; mentre invece Gesù è morto ed è risorto esattamente, perché ci ha presentato un’immagine di uomo e di Dio, che non può essere manipolata e adattata a qualsiasi tipo di vita. In altre parole, noi non possiamo vivere in uno qualunque dei modi possibili, per poi dirigerci a Gesù “perché ci salvi l’anima”, o comunque attenda alle nostre volontà, più o meno capricciose.

Invece, mi pare, che Gesù di Nazareth ci proponga un modo di vivere sufficientemente chiaro ed essenziale ed in esso, in “questo modo di vivere”, incontriamo ed entriamo nel Regno di Dio, o nella Vita Eterna, che dir si voglia. Ma esattamente su “questo modo di vivere”, dopo secoli di moralismo e dogmatismo inutili, siamo oggi profondamente frammentati e dispersi. E dico ciò anche solo guardando il cosiddetto “mondo cattolico”. Se poi ampliassimo ulteriormente lo sguardo su tutta la galassia evangelica e neo-pentecostale, allora mi sembra proprio di veder realizzate le parole di Am 8, 11-12: “Ecco, verranno giorni, – dice il Signore Dio in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d’ascoltare la Parola del Signore. Allora andranno errando da un mare all’altro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la Parola del Signore, ma non la troveranno.”. A me pare che questa nostra epoca che, forse come mai in passato, vede il diffondersi della Parola di Dio in tutte le lingue ed in tutte le latitudini, esattamente per la sua strumentalizzazione e per la sua manipolazione per interessi particolari, l’abbiamo resa muta ed irrilevante.

Che il Signore Risorto ci scampi da questa tragedia!

Pe. Marcos