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A margine della Solennità dell’Epifania

Posted on 5 Gennaio 20185 Gennaio 2018 By admin Nessun commento su A margine della Solennità dell’Epifania

 

epifania

Questa Solennità dell’Epifania porta con sé molti significati, anche a causa dell’importanza, che ha nelle Chiese Ortodosse, che in questa occasione celebrano il Mistero dell’Incarnazione. Infatti, giustamente, l’Incarnazione del Verbo del Padre giunge al suo compimento, alla sua pienezza, solamente quando anche i pagani, rappresentati dai Magi, incontrano Gesù. Non è mio interesse in questo contesto far approfondire i principali significati dell’Epifania e la simbologia ad essi connessa.

Vorrei, invece, contemplare questo Mistero da un’angolatura molto particolare; e questa angolatura è il confronto tra le diverse autorità coinvolte. Infatti, in questa Solennità, oltre al Signore Gesù, abbiamo altre due autorità: il Re Erode e i Re Magi. Dei secondi non sappiamo esattamente se fossero realmente autorità politiche, o piuttosto figure di prestigio a livello scientifico e culturale. Sta di fatto che, se la Tradizione ha attribuito loro il titolo di re, deve essere il segno che veniva loro riconosciuta qualche forma di autorità. Così come è bene chiarire che, certamente, i Magi non potevano riconoscere in Gesù il Figlio di Dio, nel quale noi crediamo, grazie alle testimonianze post pasquali dei discepoli. A noi basta il fatto che loro, per cammini a noi sconosciuti, hanno avuto modo di riconoscere il quel bambino una presenza straordinaria di Dio e, per questo motivo, lo adorano e gli rendono omaggio.
Questa ricostruzione, che ai più può sembrare fantasiosa, vuole invece cercare di riportare nella loro concretezza storica i significati di questa Festa.
Da questo punto di vista ecco allora, che, fin dalla Sua nascita, Gesù scompagina tutte le attese e le aspettative. Infatti, il re, che naturalmente, avrebbe dovuto accoglierlo e prestargli l’omaggio regale era Erode. Infatti lui è israelita ed erede naturale delle promesse. Che cosa gli impedisce di riconoscerlo e di accoglierlo? Il suo narcisismo e l’attaccamento conseguente al potere, perché in questo modo può alimentare il ripiegamento patologico su di sé. Come in tutti i narcisismi, il mondo viene da lui diviso in due parti: da un lato ciò che alimenta il culto irrefrenabile di sé; dall’altro ciò che può oscurarlo o metterlo in ombra e che, per questo, deve essere eliminato. Infatti ciò che turba i sonni di Erode non sono questioni giuridiche, o teologiche, bensì il fatto che quel Bambino viene già chiamato “Re dei Giudei”. Notate come di fronte a questa tendenza narcisistica della sua libertà tutte le strutture morali, teologiche, etiche, giuridiche, che voi volete, vengono stritolate, perché il suo “io” possa governare incontrastato.
Dall’altro lato, invece, possiamo, per quel poco che conosciamo, contemplare l’atteggiamento dei Re Magi, che arrivano al Salvatore semplicemente attraverso la loro umanità. Anche se potevano avere qualche conoscenza dell’Antico Testamento, certamente questa non passava di uno degli scritti della sapienza umana di quel tempo. Ciò che invece risulta decisivo per loro è che, nonostante il potere ed l’autorità, che possiedono, ciò non annulla la loro umanità, anzi, la potenzia. Infatti gli strumenti e le risorse, di cui dispongono, non vengono usate per coltivare il culto di sé, bensì per continuare ed approfondire quella disposizione tipica degli umani, che è la ricerca della Verità e della Giustizia. Da veri uomini, loro non antepongono niente a questa ricerca; ma in questo modo, se da un lato possono avvicinarsi ulteriormente alla Verità ed alla Salvezza, dall’altro la loro stessa autorità ne esce rafforzata ed arricchita da questo loro atteggiamento aperto ed in ricerca permanente.
Mi pare che questo confronto sia estremamente proficuo, per capire e leggere gli avvenimenti, che ci circondano. La mia sensazione è che, in questo momento storico, marcato dalla forte inconsistenza di tutto ciò che ci circonda, paradossalmente cerchiamo sicurezza e risposte, consegnandoci a figure fortemente narcisistiche, che usano abilmente i simboli religiosi e cristiani, semplicemente perché questi permettono loro di avere masse al seguito, che li venerano e li esaltano. Ma come ben sappiamo, il narcisismo ha bisogno di “alzare continuamente il tiro” per nascondere a sé stesso ed agli altri la sua inconsistenza. Ecco allora che i nostri “erodi” contemporanei sembrano non avere più limiti nell’usare i simboli dell’identità cristiana, per manipolare milioni di uomini e donne e buttarli in vere e proprie catastrofi umanitarie.
Per altri versi, invece, la vicenda dei Magi ci dice quanto sia essenziale innanzitutto essere uomini e donne autentici, trasparenti, aperti, per poter incontrare Gesù come il Salvatore. Infatti, se l’incontro con la sua figura può avvenire in tanti modi, ciò, però non significa, automaticamente, che l’abbiamo incontrato come Salvatore, come Liberatore. Solamente la messa in discussione continua delle nostre precomprensioni e dei nostri narcisismi, può aprirci continuamente all’apparire delle Verità e della Giustizia attorno a noi.

don Marco

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