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L. Diotallevi, LA MESSAÈ SBIADITA.

Posted on 27 Febbraio 202512 Aprile 2025 By admin Nessun commento su L. Diotallevi, LA MESSAÈ SBIADITA.

La partecipazioneai riti religiosiin Italia dal 1993al 2019,Rubbettino,Soveria Mannelli (CZ)2024, pp. 128, € 13,00.

Tutti incolpano il COVID per il calo dei fede-
li alla messa domenicale, ma è davvero

così? In realtà, a guardare i dati di lungo pe-
riodo l’andamento era del tutto prevedibile e

in corso già da tempo. Il libro del sociologo
Diotallevi prende infatti in esame i dati che si
riferiscono alla «partecipazione a riti religiosi

altamente istituzionalizzati» (PRRAI) nel pe-
riodo di tempo che va dal 1993 al 2019 e par-
la di uno «sbiadimento», cioè di un calo non

solo numerico, ma anche d’intensità.
Infatti, il partecipare o meno ai riti ha
«un’influenza (statisticamente rilevabile)
sempre più circoscritta e sempre più debole

(quando non ormai nulla) sui comportamen-
ti (dichiarati) di coloro che si definiscono

“praticanti almeno settimanali”» (86). Il che
porta a interrogarsi su quanto l’offerta della
riforma liturgica del Vaticano II abbia risposto

adeguatamente e abbia interagito col pro-
cesso più generale della secolarizzazione. E

su come nuove forme rituali tra loro molto
diverse (dalle più pop alle più tradizionaliste)
possano coesistere e per quanto a lungo.
Due variabili rimangono significative:
quella dell’età e quella del genere.
Quanto alla prima, Diotallevi afferma
che il fattore età assieme alla frequenza alla
messa «disegna una sorta di “U” irregolare. I
valori più elevati vengono fatti registrare in
età infantile e primo-adolescenziale. Alla

difficoltà nella trasmissione dei comporta-
menti religiosi tra generazioni e alla diminu-
zione del numero di genitori “praticanti re-
golari”, si somma la decrescente capacità

delle organizzazioni dell’offerta religiosa di
raggiungere (…) i figli dei “non praticanti”. A
partire dall’adolescenza si registra ormai un

brusco calo sino a toccare i minimi nelle pri-
me età centrali della vita. Poi si osserva una

certa ripresa» (88).
Tuttavia «mentre il declino iniziale (la
prima parte della “U”) si è fatto sempre più

rapido (la fase della prima e seconda socializ-
zazione religiosa diviene sempre più breve e

il profilo medio femminile ha ormai quasi del
tutto perso la propria originalità rispetto a
quello maschile medio, meno propenso a

praticare questi riti), e mentre il picco negati-
vo si fa più profondo e più precoce, si verifica

che il recupero successivo (la seconda metà
della “U”) rallenta sino a scomparire per i nati

dopo la metà degli anni Cinquanta del Nove-
cento (…) Ogni generazione pratica un po’

meno della precedente (…), anticipa il mo-
mento del distacco da questo tipo di riti e te-
stimonia un attenuarsi sino ad annullarsi del

recupero in età più avanzate» (89).

Quanto alla seconda, come già ipotizza-
to da altre ricerche, si può dire con certezza

che «le donne stanno disertando i riti religio-
si (…) a un ritmo più veloce di quello degli

uomini» (ivi). E questo non è senza conse-
guenze per il panorama religioso italiano co-
me l’abbiamo sin qui conosciuto, soprattutto

per la caratteristica tipicamente femminile
della trasmissione della fede nella Penisola.

Altro dato interessante, rileva il sociolo-
go, è quello dell’attenuarsi della connessione

tra partecipazione alla messa settimanale e
altre variabili sociologiche: un esempio è
quello della sotto-rappresentazione dei
messalizzanti tra chi si dedica al volontariato
(cf. 92), cosa che da sola meriterebbe ulteriori
approfondimenti.

In definitiva, la sociologia deve «rasse-
gnarsi a, e meglio attrezzarsi per, trattare di

nuove religioni e nuove spiritualità» (94) in

forma del tutto plurale. Infatti, alla crisi «(tut-
tora in corso e ancora non pienamente con-
sumata, per quanto già molto avanzata) non

è seguita la scomparsa della religione, ma la
sua trasformazione, l’assunzione di uno stato
di continua fibrillazione e sperimentazione
(…) Di questo stato di diffusa e profonda
sperimentazione fanno parte tanto le molte
nuove o profondamente rinnovate offerte

religiose (…) quanto una profonda articola-
zione interna, un’ulteriore accentuazione,

del pluralismo di cristianesimi e anche di cat-
tolicesimi, oltre che una messa in discussione

dell’inevitabilità della identificazione esclusi-
va di questi come la religione» (ivi).

Detto tutto questo – naturalmente cor-
redato da grafici e tabelle utili da esplorare

anche per i non specialisti – si aprono inter-
rogativi non solo per il cattolicesimo ma an-
che per l’ebraismo e l’islam.

«Le nuove offerte religiose, e tra loro le

“nuove spiritualità”, vivono solo consuman-
do l’enorme eredità religiosa ancora disponi-
bile, senza ricostituirla e dunque auto-desti-
nandosi all’estinzione e intanto alla subalter-
nità sociale (al politico, all’economico o ad

altro ancora) oppure costituiscono e stanno

costruendo i presupposti per una successio-
ne alla “religione”? Quanta parte dei “cristia-
nesimi” si ridurrà a competere sul terreno

neo-religioso delle “nuove spiritualità” e
quanta si asserraglierà nel ridotto, sempre
più ridotto, della “religione”?» (95).

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