
Mentre cercavo di raccogliere le idee per la riflessione da proporvi questa settimana, mi sono ritrovato ad associare due esperienze molto diverse tra di loro.
Innanzitutto, l’occhio mi è caduto sul foglio, che contiene la proposta Caritas per questo anno pastorale “Tra voi, però, non sia così”. Al di là del titolo scontato (è lo stesso della Lettera pastorale dell’Arcivescovo), ciò che è più interessante è la lettura originale, che ne hanno fatto i due nuovi direttori Caritas, assieme alla teologa Stella Morra. Un gioiello rarissimo nello scenario deprimente della nostra Diocesi.
Non so perché a questa immagine ho associato l’esperienza fatta qualche giorno fa in una riunione di preti. Tra i vari argomenti, il moderatore ha proposto un mio prossimo intervento sulla Pastorale dei migranti, a seguito di una mia richiesta inoltrata circa un anno fa. La mia richiesta era inserita in una serie di altre richieste di gruppi vari, che, per non fare i conti con la propria estinzione, moltiplicano da anni le loro richieste d’aiuto, per non morire appunto…
Mentre qualche confratello cercava abilmente un pretesto, per liberarsi da queste incombenze inutili, il coordinatore ha cercato a più riprese di sottolineare l’importanza dell’iniziativa. Ma con mia iniziale sorpresa, poi divenuta sconforto, ho dovuto constatare che nessuno, sottolineo nessuno, ha accolto, o rilanciato, l’invito rivolto dal coordinatore. Neanche qualche confratello liberal particolarmente noto ed apprezzato nel contesto ecclesiale.
Come dice l’antico adagio “a pensar male, si fa peccato” ed almeno per questa volta non peccherò. Pertanto, non voglio pensare che tutti, o la maggior parte, non fossero interessati al tema proposto. Rimane il fatto indubitabile, che non ci hanno messo la faccia, come si suol dire. Il che significa, che io non so se potrò fare, o meno, l’intervento richiesto.
In realtà, la questione dirimente, che ha portato tutti a non esporsi, è il fatto, che loro sanno già più o meno, dove andrò a parare nel mio intervento. Infatti, non mi limiterò a fare un resoconto più o meno glorioso delle mie attività con i migranti. Invece, d’accordo con il nostro ultimo Sinodo Minore e con le visioni profetiche di Papa Francesco, non potrò che chiedere la loro collaborazione per entrare nelle diverse parrocchie, per aiutarle a cogliere e valorizzare la ricchezza che sono i migranti.
Ma questa contaminazione è troppo pericolosa, non si sa dove inizi e dove finisca. E’ più facile, quindi anche più comodo, ripetere meticolosamente, fin quasi alla paranoia, il protocollo delle nostre tradizioni; salvo poi piangere a lungo, come è avvenuto nella stessa riunione, perché un numero crescente di parrocchie è rimasto senza prete per gli oratori; ed anche se volessimo incentivare i “nostri” giovani nel diventare preti, non li abbiamo. E allora che facciamo? Non ci resta che piangere e leccarci le ferite…
L’importante è continuare ad essere “come loro”, come il mondo, come il pensiero dominante, con il quale Trump ha cercato d’infestare anche l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Certo, nessuno di quei miei confratelli la pensa come Trump. Però, per la gran parte di loro, i migranti continuano ad essere “altro” da noi, ad essere diversi e, in fondo, in fondo, pericolosi. Tutt’al più possiamo dar loro un po’ delle briciole delle nostre mense, perché un pezzo di pane non lo si nega a nessuno; ma noi stiamo “di qua” e loro devono “stare di là”, qualsivoglia sia la barriera che ci divide.
Con buona pace per il Vangelo, che può tranquillamente attendere dei Discepoli, disposti a seguire veramente il Maestro. Tra di voi continui pure ad essere come loro… Pe. Marco
