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Donat – aprile 2025

Posted on 17 Novembre 202417 Novembre 2024 By Marco Bassani Nessun commento su Donat – aprile 2025

Io sono Donat Gjergji sono nato in Kosovo il 28/10/2001; la mia famiglia ha origini albanesi. Nella mia famiglia siamo in 5: ho un fratello, una sorella ed i miei genitori.

Mio padre aveva i documenti italiani già dal 2009, ma non avevo mai avuto intenzione di lasciare il Kosovo per venire a vivere in Italia. Dopo degli episodi successi nella nostra vita, mio padre decise nel 2014 di venire a lavorare in Italia. Grazie a tutti parenti che abbiamo qua, riuscì a trovare subito lavoro ed alloggio. Iniziò subito a preparare i documenti per far entrare anche noi in Italia. Cosi, insieme ai miei fratelli ed a mia madre, arrivammo in Italia il 05/03/2015 con l’areo da Prishtina (Kosovo) a Malpensa (Italia).

Nonostante abiti in Italia da 9 anni, non ho la cittadinanza Italiana per motivi burocratici. Per chi si sente italiano ed ha bisogno di sentirsi cittadino italiano/europeo, penso che sia importante averla, visto che il passaporto italiano dà anche molte possibilità di viaggio e lavoro nel mondo. Invece, personalmente non ritengo sia importante avere la cittadinanza italiana e non penso che la prenderò mai, visto che ho già la cittadinanza Kosovara.

Quando sono arrivato in Italia nel 2015, mi son dovuto iscrivere ad una classe inferiore a quella che frequentavo in Kossovo, per via della lingua. Così ho svolto per 3 mesi la 2° media e poi ho fatto la 3° media. Subito quando sono arrivato in classe, ricordo con molto accuratezza come i miei compagni di classe cercavano sempre di aiutarmi. Io non sapevo nemmeno una parola in Italiano, ma grazie al loro aiuto ho iniziato subito ad imparare la lingua italiana. C’è stato anche l’aiuto da parte della scuola con i corsi di lingua italiana, che ho svolto intensamente per 1 anno e mezzo di scuola media. Dal mio primo giorno nella scuola italiana fino alla fine dei miei studi, cioè la fine della 5° superiore, non ricordo di aver subito discriminazioni da parte dei miei compagni o insegnanti. Anzi, sia i compagni che gli insegnanti hanno sempre cercato di aiutarmi ad essere migliore in tutti gli aspetti. Devo sottolineare il carattere positivo della scuola come istituzione, che con varie uscite ed esperienze scolastiche ed extra-scolastiche ha sempre lavorato, cosicché non ci siano discriminazioni nei confronti di nessuno.

Durante la mia vita scolastica alle Superiori avevo sempre amici italiani, molto meno amici immigranti o stranieri. Dopo aver finito le superiori, c’è stato un distacco completo sia da mia parte, che da parte dei miei amici italiani: non ci siamo più sentiti da quando abbiamo finito la scuola. A questo distacco dai miei amici italiani ha contribuito in modo decisivo il fatto che loro non avevano Fede, non credevano in Dio; mentre in me questo sentimento di Fede, crescendo, si è evoluto. Successivamente Dio ha voluto che iniziassi a frequentare più amici del mio paese, che avevano la mia stessa Fede cattolica.

Adesso lavoro come impiegato tecnico, amministravo e contabile, presso un’impresa edile gestita da un mio compaesano di origini come le mie. Oltre il mio lavoro, faccio parte di un’associazione integrativa culturale ed umanitaria del mio Paese. Aiuto anche con l’organizzazione delle Messe, quando sono nella nostra lingua albanese.

Essendo cresciuto per 14 anni in Kosovo, la cultura kosovara è stata ed è ancora una risorsa per me; prima di tutto perché continuo a manifestare le mie tradizioni e la mia cultura, per non perderla e trasmetterla alle nuove generazioni, visto che per noi è molto importante; ma anche perché la mia cultura possa essere anche condivisa con le persone, che vivono in Italia e possa loro portare positività e benessere.

Personalmente mi sento Albanese del Kosovo. In Italia mi vedo come un albanese del Kosovo che vive in Italia, come mi vedono anche gli altri.

Il mio messaggio su questo tema è che tutti dobbiamo essere liberi di sentirci come vogliamo. Uno che è venuto in Italia, se vuole sentirsi italiano, dovrebbe essere un suo diritto senza condizioni. Non dobbiamo essere schiavi dei confini che ha creato l’uomo, ma dobbiamo vivere come fratelli nel mondo che ha creato Dio.

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In memoria di Asia Ramazan Antar
Fonte: Wikipedia

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