Ancora una volta la liturgia c’invita a meditare e contemplare questo Vangelo dell’incontro tra il Cristo Risorto e la Maddalena. Testo di rara bellezza spirituale e narrativa. Spero con queste mie parole di non offuscarne lo splendore.
Senza nulla togliere al famoso “primato della Grazia”, non possiamo non essere affascinati dalla passione, dal desiderio profondo, radicale, che spinge la Maddalena in cerca di Gesù, il suo Signore. “Come la cerva cerca disperatamente un corso d’acqua, così il mio desiderio Ti cerca Signore…”. Questo desiderio lancinante emerge ancora più chiaramente, se andiamo a leggere i versetti immediatamente precedenti. Infatti, Maria di buon mattino se ne va da sola laddove ha visto e lasciato per l’ultima volta Gesù: al sepolcro. Lei scopre che il sepolcro è vuoto e corre ad avvisare i discepoli. Pietro e Giovanni corrono con lei a vedere, constatano la verità delle sua affermazioni. Addirittura si dice che, al vedere ciò, Giovanni credette. Ma a lei ciò non basta, all’amore ciò non basta, perché l’amore esige l’incontro, lei ha bisogno di incontrare di nuovo Gesù. Per questo rimane lì, rimane al sepolcro. E la sua attesa ed il suo desiderio non furono vani…
È sintomatico come, al primo approccio molto formale, lei non lo riconosca. Solamente quando si sente chiamata per nome da quel tono di voce, che lei ben conosceva, solo allora lo riconosce. Sulle tracce di questo incontro potremmo rileggere tutte le dinamiche della fede, del nostro credere, o non credere. Certamente il credere presuppone tutto un livello storico-razionale di fatti e riflessioni, ma senza la passione di un desiderio lancinante, che ci muove alla ricerca del significato, ultimo e profondo della nostra vita, ebbene senza questa dimensione umana di attesa e di ricerca, la fede non è pienamente tale. Pur essendoci tante modalità del credere quanti sono gli essere umani, è pur vero che la profondità della fede dipende essenzialmente dall’intensità e dalla densità del nostro desiderio, della nostra attesa dell’unico Signore della nostra vita.
D’altro canto, esattamente l’intensità e la passionalità racchiusa in questo (re)incontro, fa emergere l’importanza della risposta di Gesù: quell’incontro non ha e non deve aver in nessun modo i tratti della relazione egoistica-borghese, intimistica e sentimentale. Gesù non accetta di essere “trattenuto”, di essere monopolizzato da Maria. Anzi, le chiede di fare l’unica cosa giusta e credibile, che arricchisce di senso quell’incontro: “va’ dai miei fratelli e di’ loro”. Questo dettaglio, troppo spesso bypassato dall’insieme della vicenda, in realtà contiene due elementi essenziali per la nostra fede cristiana.
Il primo è che, di fatto, la Maddalena è la prima “apostola” scelta da Gesù, con buona pace del Magistero e qualche grattacapo teorico per i teologi.
Il secondo è che la fede cristiana è intrinsecamente missionaria. Ciò che ci fa riconoscere l’autenticità di ogni relazione con Gesù, è la passione ed il desiderio di comunicare il nostro incontro ed il nostro amore per Lui. Far riferimento a Lui, senza essere mossi da questa passione missionaria, vuol dire che il nostro incontro con Lui è stato parziale, se non del tutto deformato. Anche in risposta a certe eresie serpeggianti tra di noi ai più disparati livelli, mi sembra importante far notare come Gesù non chieda a Maria di adorarlo, o di rimanere in contemplazione di Lui. Le chiede di comunicarlo, testimoniarlo “a coloro, che ancora non sanno della Sua risurrezione”. E mi pare che, dopo duemila anni, ci sia ancora qualcuno che non ha incontrato il Cristo Risorto!
Eppure, qui nella realtà di Dervio, come anche nelle altre dove sono passato in questi due anni di esilio italiano, rarissimamente il tema dell’annuncio e della testimonianza è stato all’ordine del giorno di qualche riunione, o incontro. Magari vi entra come inciso, o come riferimento occasionale. Ovvero l’annuncio continua ad essere una bella e pia conseguenza del credere, non sua dimensione costitutiva ed essenziale.
Invece, questa come le altre apparizioni ci dicono che l’incontro con il Signore risorto si manifesta realmente solo nell’annuncio, nella testimonianza dello stesso. Ovvero, l’esigenza di comunicare al mondo questa esperienza sconvolgente dice, se e come, abbiamo incontrato il Signore Gesù.
Che questa Pasqua sia per te occasione per realizzare questo incontro, o per rafforzarlo, se già è avvenuto.
Vorrei approfittare di questo scritto anche per condividere con te il mio prossimo viaggio in Brasile, carico d’incertezze e sofferenze. Non è la ripartenza; soltanto una necessità per espletare alcune pratiche burocratiche. Purtroppo, come Gesù è stato sacrificato fuori dalle porte di Gerusalemme, così anch’io non potrò vedere la mia gente nelle loro parrocchie e non potrò visitare la Diocesi che ho servito per quindici anni. Prega che queste sofferenze servano alla mia conversione e per il bene della Diocesi di Grajaú.
Conto sulla tua preghiera.
Pe. Marco