Come sappiamo, la Parola di Dio, pur essendo sempre la stessa, cambia continuamente per il credente, perché è chiamato a meditarla in situazioni e contesti continuamente cangianti. Ciò fa che la situazione storica ponga nuove domande, o evidenzi sfumature, che non era possibile cogliere antecedentemente.
Questa breve premessa ermeneutica è solo per dire, quanto il contatto quotidiano con i credenti mussulmani, uomini e donne che rispondono a Dio alla luce del Corano, mi obblighi a leggere più in profondità il Vangelo di Gesù. Questa dinamica si è ripetuta puntualmente questa settimana, meditando una parabola fondamentale per la nostra Fede: quella del Buon Samaritano.
Il contesto, in cui l’ho riletta, era quello della testimonianza di Fede, semplice ma radicale, di persone mussulmane assolutamente normali. Confesso, che sono sempre più affascinato da come questa esperienza religiosa sia riuscita e riesca a trasmettere l’essenzialità e la radicalità della Fede: il riconoscimento di poter vivere in pienezza solo stando costantemente alla presenza di Lui, il nostro Creatore e Signore. Queste persone mi dicono, che si può stare davanti a Lui solo nell’abbandono fiducioso, pur riconoscendo che Lui è totalmente Altro e Onnipotente. Mi colpisce sempre una signora, normalissima e moderna, che di fronte a qualche mancanza ripete a me: “Ma Allah è il Misericordioso!”. Realmente l’Islam è altro, rispetto a quanto vorrebbero inculcarci Libero, o La Verità…
Dopo aver purificato il politeismo antropomorfico della Penisola araba e man mano che entrava a contatto con le diverse culture della Terra, l’Islam ha sviluppato tutta una casistica morale e giuridica, contaminandosi con le culture locali. E’ questo legalismo, che offusca la bellezza dell’Islam come del Cristianesimo, che genera le varie forme d’integralismo e di discriminazione. D’altro canto, come evidenzia il prof. Cherubino Guzzetti nella sua introduzione alla traduzione del Corano: ”Per la Salvezza del credente mussulmano sono prescritti un minimo di atti morali, essenzialmente: 1) la professione di Fede, 2) la preghiera canonica quotidiana, 3) il digiuno del Ramadan, 4) l’offerta della decima, 5) il pellegrinaggio a La Mecca almeno una volta in vita”.
Per quel poco che sono riuscito a capir finora, è difficile non credere, che nei sui tratti essenziali il Corano non sia una Parola, seppur parziale, che Dio sta rivolgendo a quegli uomini e a quelle donne, che l’accolgono fiduciosamente. Per chi volesse approfondire questi temi, rimando all’agile articolo di seguito su Pe. Dupuis:
Oppure al testo profetico e controverso dello stesso Pe. Dupuis: Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, BTC Queriniana.
Eppure il Vangelo va oltre, o va ancor più in profondità; e ciò lo rende la Parola ultima e più radicale di Dio all’umanità. Infatti, la Parola di Dio in Gesù di Nazareth ci rivela un “parlare” di Dio totalmente inaspettato, che noi non potevamo pensare, né immaginare. Di fatto nella parabola del Buon Samaritano, come anche in quella del Padre buono, Gesù ci rivela che noi possiamo amare con lo stesso amore viscerale, materno, che è proprio di JHWH verso il suo Popolo. Al di là delle sfumature linguistiche delle traduzioni, c’è una continuità di senso tra le tre parole: compassione, ágape e rahamim. All’origine vi è appunto la parola ebraica rahamim, che racchiude l’esperienza intima e irripetibile dell’amore materno nei riguardi del bambino nel grembo.
Ebbene, se questo è il modo di amarci del Padre, portandoci nel suo grembo, quando un essere umano si lascia attraversare dallo Spirito del Padre, può analogamente “portare in grembo” le gioie e i dolori del fratello e della sorella. E questa è la Parola, ultima e radicale, di Dio per l’umanità. Ma in questo modo è rotto il velo di separazione tra il Cielo e la Terra, tra Dio e gli uomini.
Questo sconfinamento tra il divino e l’umano, rivelatoci da Gesù di Nazareth, è ciò che rende ancora oggi scandalosa la Parola del Vangelo non solo ai mussulmani, ma anche a molti di coloro che un giorno furono battezzati. Infatti, come ha plasticamente ribadito Papa Francesco nella sua ultima intervista “tra le nuvole”, l’amore viscerale del Padre e dei suoi figli non fa distinzione tra un embrione e un profugo migrante.
Nelle nostre sottili, quanto umane distinzione, viene oscurata la Parola di Dio; mentre il Signore continua a parlarci attraverso i suoi discepoli, che semplicemente vivono della sua Parola.
Pe. Marco