Per questa semplice riflessione vorrei partire da un’associazione di idee avuta nel corso di questa settimana. Una, la più recente ed immediata, è stata la celebrazione dei 75 anni della nostra Repubblica italiana. L’altra è un fatterello capitatomi la scorsa domenica, dopo la Messa delle 18.00. Mentre mi intrattenevo con uno degli ex sindaci democristiani di Dervio, parlando del più e del meno, accennai alla recente timida proposta di Enrico Letta, di strutturare una piccola tassazione sulle grandi eredità, per finanziare una dote destinata ai giovani meno abbienti.
Sappiamo che, nonostante le molte risposte sconclusionate, in realtà si tratta di una proposta infima, se paragonata a quelle in circolazione in altri paesi occidentali, Stati Uniti in testa.
Ebbene, nonostante il mio interlocutore non fosse il “conte di Corenno Plinio”, bensì un normalissimo lavoratore dipendente, che vive della sua meritata pensione, nonostante la sua classe sociale non sarebbe minimamente toccata dal provvedimento in questione, ebbene,
nonostante tutto ciò, la sua prima reazione, anziché una risposta entusiasta, è stata: “Ma vedi don, questa potrebbe essere una proposta interessante, ma non è il momento per portarla avanti”. Al
che la mia risposta contenuta, ma piena di amarezza, è stata: “E quando sarebbe questo momento fatidico, visto che nei miei ormai 58 anni di vita non ho ancora avuto il piacere di trovarmi in questo kayros, in questo tempo opportuno?”. In realtà, da queste ed altre conversazioni simili, mi son fatto l’idea che, soprattutto i cattolici praticanti, confondano questo tempo opportuno con la palingenesi, la Pace definitiva, quando il
Regno di Dio verrà definitivamente instaurato; in altre parole confondiamo i tempi, opportuni e necessari della Politica, con la Vita dopo la morte, nella quale regnerà la Giustizia.
Dico questo, perché nel nostro solito idealismo etereo e disincarnato, sogniamo che ci possa essere un giorno in cui i ricchi ed i potenti magicamente si convertano in massa, si pieghino sulle ferite dei poveri e degli oppressi e rinuncino alle loro ricchezze scandalose, per sostenere chi ha avuto meno fortuna di loro nella vita. Certo, qualche Santo l’ha fatto; ma la santità di per sé non è una categoria economica, o politica.
Ed ecco, allora, che riemerge ancora una volta tutta l’inconsistenza e la pochezza della nostra catechesi e della nostra spiritualità. Avendo ormai tolto la Croce dalla formazione cristiana, quale segno della fedeltà totale al Regno di Dio, per questo motivo continuiamo a vagheggiare come
ideale politico del cristiano la moderazione democristiana; ovvero un partito frullato dei valori più diversi, dove l’importante non è la fedeltà al Vangelo, bensì un’attenuazione dei conflitti sociali attraverso il consenso “liberamente estorto” dalle classi più deboli e indifese.
Certamente la mediazione tra ideologie e proposte differenti è un valore cristiano, da esercitare però in sede parlamentare. Mentre un partito d’ispirazione cristiana non può essere un frullato di ideologie contrapposte, pena il suo non essere più… cristiano.
L’altro fattore che ho associato a queste riflessioni, come dicevo, è stata la festa della nostra Repubblica. Per non perdere il mio tempo a commentare le dichiarazioni ipocrite del populismo imperante, vorrei dedicare qualche fugace riflessione a quello che unanimemente è stato considerato il discorso di più alto profilo, quello del Presidente Mattarella. E in effetti lo è stato.
Non dimentichiamo, però, che “nel regno dei ciechi, chi vede con un occhio solo è molto fortunato”.
In effetti, più che vedere, ha deciso di guardare con un occhio solo… Certamente è stato positivo il tono del suo discorso rivolto al futuro e l’incentivo dato ai giovani, perché siano i protagonisti di questa rinascita del Paese, così come la sua generazione lo fu, dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Già l’evocazione dell’unità del Paese, vissuta nell’immediato dopoguerra, è perlomeno ingenua e antistorica. Chi ha un minimo di dimestichezza con la storia, sa molto bene che le prime elezioni secondo il nuovo ordinamento democratico, quelle del 1948, tutto sono state, tranne che un momento alto di unità del Paese. E meno male dico io! E qui sta una delle differenze radicali tra noi e loro. Loro avevano un patrimonio di ideali e di valori ben definito, benché in conflitto tra di loro. Noi invece abbiamo un potage di interessi primordiali, per i quali litighiamo continuamente, né più né meno che come due cani davanti alla ciotola del cibo. Loro, avendo questo patrimonio di valori, riuscirono a trovare delle prospettive unitarie sulle scelte da fare per il bene del Paese. Noi non possiamo far altro che gestire “un perenne conflitto d’interessi”.
Ma la vera questione, che generò la mia associazione di idee, è il fatto che, né il mio ex sindaco, né il Presidente Mattarella abbiano voluto sottolineare la sostanziale non attuazione del famoso inciso dell’articolo 3 della nostra Costituzione: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Indubbiamente, se questo fosse un saggio di politica economica, o di sociologia, dovrei mettere in luce che, in realtà, soprattutto negli anni ’60 e ’70 sono stati rimossi vari ostacoli nel senso indicato dalla citazione di cui sopra. Purtroppo questo cammino conobbe una brusca frenata negli anni ’80, per poi entrare in questo ultimo trentennio di sostanziale retrocesso; al punto che, fino all’elezione di Biden, era divenuto quasi pericoloso parlare in pubblico di giustizia sociale.
Il caro buon Letta che, pur con tutta la sua moderazione ben conosce la Dottrina Sociale della Chiesa, ha pensato bene di rispolverare timidamente questo tema certamente caro a Papa Francesco. Ma, sia il mondo cattolico, che non conosce la Dottrina Sociale della Chiesa, sia quel che resta della Sinistra, ossessionata dai diritti pseudo-civili, hanno preferito smarcarsi con
un’infinità di se e di ma, piuttosto che trasformare il tema della tassazione delle grandi eredità in una parola d’ordine per il Centrosinistra.
Così l’uguaglianza dei cittadini, soprattutto delle nuove generazioni, può continuare ad attendere…

Pe. Marco