Nel caos generale, che aleggia sul Pianeta in questi anni, le varie “marce dei trattori” possono ingannare anche chi, come me, sogna ancora di cambiare questa società ingiusta e oppressiva. Infatti, un movimento così diffuso, capace di paralizzare l’Europa, potrebbe illuderci, che un cambiamento radicalmente positivo si sia messo in marcia. Però, come sapienza vuole, se si vanno ad osservare i dettagli, allora scopriamo che lo scenario è molto più ambiguo.
Innanzitutto, anche in questo caso, ritroviamo una legge sociale estremamente pericolosa: gruppi sociali minoritari, ma ben organizzati, possono piegare la società a loro favore. L’esempio più famoso e più drammatico fu la Rivoluzione bolscevica in Russia, o il fascismo in Italia. Più vicini a noi tutta la galassia dei movimenti per i cosiddetti “diritti individuali” confermano l’efficacia della “legge” citata. La pericolosità di tale fenomeno, penso non debba essere dimostrata.
D’altro canto, penso sia giusto fare un paio di annotazioni al riguardo.
La prima è l’evidente connivenza dei poteri costituiti, Governo in primis, con il fenomeno in atto, rispetto ad altre manifestazioni sociali. Segno che questo movimento è profondamente funzionale al sistema vigente: altro che cambiamento radicale!
La seconda è la difficoltà epocale delle fasce realmente più deboli ed oppresse, di far emergere i loro bisogni primari (casa, lavoro, scuola, sanità ecc…), per farli entrare nel dibattito sociale e politico, quali diritti fondamentali e non come il frutto di conquiste individuali.
Detto ciò questo dei trattori, pur essendo un movimento minoritario, presenta una varietà di posizioni al suo interno, comprese alcune rivendicazioni assolutamente legittime. Pertanto sarebbe ingiusto, oltre che ingenuo, derubricare questa protesta come contraria alla transizione ecologica.
Un esempio su tutti è quello relativo alla normativa sui pesticidi, che dovrebbe diventare più stringente, in vista di una produzione agricola più rispettosa dei ritmi naturali. Con i miei occhi ho osservato per anni camion carichi di soia per l’esportazione, prodotta in Brasile con pesticidi già allora proibiti in Europa. Tradotto significa che ulteriori restrizioni renderebbero la produzione europea insostenibile. Ma c’è un dato emblematico, che viene sussurrato a bassa voce: chi governa il mercato mondiale delle commodities agricole? Le grandi multinazionali dell’agribusiness, sette delle quali controllano l’80% di questo commercio a livello mondiale.
Un altro dato interessante è che, in Italia come su tutto il Pianeta, sta aumentando la concentrazione delle terre coltivabili nella mani di sempre meno persone. Per stare al dato italiano, negli ultimi dieci anni sono scomparse il 30% delle proprietà agricole, ma solo il 2% dei terreni non è più coltivato. Ciò significa, che le piccole proprietà a conduzione familiare, quelle che realmente non reggono il costo della transizione ecologica, sono state assorbite dalle grandi proprietà. Altro che superamento del latifondo medievale!
Eppure, in questi giorni sulle strade gli agricoltori sono tutti assieme appassionatamente e le vere vittime di questa transizione ecologica forse non s’accorgono, di essere usati in vista della loro lenta eutanasia.
In pratica, anche in agricoltura continua inesorabile ciò che forse percepiamo di più nell’ambito del commercio: la scomparsa delle piccole e medie attività, a favore della grande distribuzione.
Secondo la logica del dio denaro, del capitale si diceva in passato, tutto ciò è assolutamente legittimo. Anzi per molti, anche in ambito ecclesiale, è auspicabile. Infatti, si dice che alla concorrenza non devono essere posti limiti e condizioni; si dice infatti, che lei, la concorrenza e suo marito, il mercato, si regolano da soli. Avendo ormai sostituito Il Signore, quello vero, si pensa che come e più di Lui troveranno magicamente il loro equilibrio e la loro via d’uscita da tutte queste contraddizioni. Ma tutto ciò è solo una pia illusione, o la codardia di chi non ha il coraggio di chiamare le cose per il loro nome.
Così, i nostri politicanti, sia italiani che europei, perennemente in preda dell’ultimo sondaggio, stanno già rinnegando ciò che hanno promesso solennemente qualche mese fa alla COP 27; perché non vogliono affrontare l’unica vera domanda di questo passaggio epocale: chi pagherà il costo della transizione ecologica?
Infatti, fermo restando gli sviluppi futuri della scienza, già ora abbiamo gli strumenti per cambiare la nostra economia e i nostri stili di vita; ma tutto ciò ha un costo. D’altro canto, se il Pianeta è così messo male, è perché una minoranza sta consumando e sprecando più di quanto lo stesso possa sopportare. L’arricchimento per poter sprecare disinvoltamente è sempre insostenibile; per questo è immorale. Quindi l’etica e la giustizia esigono che si attinga a questi guadagni illeciti, per sostenere la transizione ecologica. Solo quando si affermerà il principio, secondo il quale “chi più ha, più deve pagare”, si troveranno i fondi per una transizione ecologica indolore. Viceversa sarà solo il caos attuale e, Dio non voglia, la guerra di tutti contro tutti.
Pe. Marco