
La Parola di Dio di questa domenica (Is 66, 18b-23; 1Cor 6, 9-11; Mt 13, 44-52) affronta da diverse angolature la relazione tra la volontà salvifica del Padre e la responsabilità della nostra risposta.
La prima lettura, attraverso la forza evocativa delle immagini del Terzo Isaia, già estende a tutti i popoli della Terra l’offerta della Salvezza. Allora Gerusalemme non è tanto la privilegiata in senso umano, ma la prescelta dal Signore, quale luogo/popolo concreto, nel quale è possibile conoscere la Parola del Signore, per poter ispirare ad essa la nostra vita. Ma per poter ricevere la Parola ed in essa fare esperienza personale del Signore non servono prerequisiti di partenza, siano essi etnici, culturali, morali, o religiosi. Basta la disponibilità ad ascoltare ed accogliere quanto Lui, il Signore, ci propone.
Da qui in avanti, dall’incontro esistenziale con il Signore, siamo noi con la nostra libertà, con il nostro grado d’investimento in Lui, che decidiamo, se entrare sempre più profondamente nel suo Regno.
L’incontro con il Signore può avvenire nelle situazioni più svariate possibili, ma sempre e soltanto dentro la vita reale e concreta. Certamente agli inizi del cristianesimo, quando la distinzione tra la Chiesa e la società civile era decisamente marcata e la vita cristiana veniva fatta conoscere attraverso il catecumenato, l’incontro con il Signore veniva contrassegnato da esperienze significative e determinanti per la vita dei discepoli.
Per noi, nati in pieno crepuscolo della cristianità, gli scenari sono complessi e le esperienze mediamente confuse. Però tutti noi abbiamo avuto un incontro, o una esperienza, che ci ha fatto perlomeno percepire, che valeva la pena giocarsi di più per il Signore ed il suo Vangelo. Ecco queste situazioni ci hanno permesso d’intuire, che il Vangelo è quella perla, quel tesoro, che poteva cambiare la nostra vita. Non esiste un parametro, una misura, o uno standard, per definire questa esperienza. Semplicemente questa scintilla è la possibilità di aprirsi ad un incontro, l’incontro di Lui, il Signore della Vita. Nella misura in cui noi intuiamo la posta in gioco e ci mettiamo in gioco per approfondire questa intuizione embrionale, scaturisce la possibilità di scoprire quanto è prezioso il suo Vangelo.
Ma qui, sul versante della nostra Libertà e nell’ambiguità dell’esperienza umana in quanto tale, si annida la possibilità dei più grandi fallimenti. Il primo grande pericolo è quello di non saper riconoscere e distinguere la Perla rispetto alle altre perle. In altre parole, quando il Signore ci viene incontro normalmente lo fa dentro un insieme di cose ed esperienze positive, che riempiono la nostra vita; così noi possiamo essere tentati di ridurre quell’Incontro, o quella Esperienza, ad una tra le tante, una in più.
Ma la cosa più tragica, divenuta quasi impossibile per l’uomo occidentale, è la necessità di dover scegliere, di dover fare una scelta. Dunque lasciare, relativizzare radicalmente, ciò che è stata la nostra vita fino a questo momento, per giocarci nell’avventura di cambiamento profondo nella nostra vita. Di solito, però, l’apparire delle difficoltà, i limiti e i peccati delle persone con le quali abbiamo a che fare, il prezzo da pagare per i cambiamenti che dovremmo introdurre nella nostra vita, o le ingiustizie contro le quali si deve combattere, quando si guarda il mondo con gli occhi di Gesù, tutto ciò e molto altro ci porta a relativizzare questi incontri con il Signore, senza particolari drammi, o angosce; semplicemente le derubrichiamo allo stadio di un’esperienza tra le tante.
Ma ciascuno di noi, come il giovane ricco, se non sa scegliere in funzione dell’unico vero tesoro, non può rimanere se non la tristezza ed il rimpianto… Forse è per questo motivo, che la nostra società ha tanto bisogno di divertimento, per fingere di essere felice…
Pe. Marco
