La meditazione di Don Marco è una spunto di riflessione sull’attualità.

Introducendomi a questa riflessione, dichiaro subito che non tratterò del caso Regeni, o simili.
Infatti l’Egitto, del quale parlerò brevemente, è quello che conosco un po’ meglio. Infatti, vorrei
partire da Es 1,9-12, che nella nostra spiritualità disincarnata meditiamo raramente e malamente,
preferendo spaziare nelle grandi praterie delle idee e dei valori universali…
Invece, JHWH, il Signore della Vita, parla a noi solo nella Vita ed attraverso la Vita, la Storia, fatta
da uomini e donne in carne ed ossa, fatta di ideali e delle loro negazioni.
Ebbene, quel grande tesoro, che è il libro dell’Esodo, già diversi millenni fa diceva quanto segue: “Il
faraone disse al suo popolo: “Ecco che il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più forte di noi.
Prendiamo provvedimenti nei suoi riguardi per impedire che aumenti, altrimenti, in caso di guerra,
si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese”. Allora vennero
imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli con i loro gravami, e così costruirono
per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses. Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto
più si moltiplicava e cresceva oltre misura; si cominciò a sentire come un incubo la presenza dei figli
d’Israele…”.
Da sempre nella Storia, chi ha saputo abilmente sfruttare qualche suo talento, per stabilire una
supremazia sugli altri, siano esse persone o popoli, con il passare del tempo genera questa
ossessione del nemico, o dell’invasore, che cerca di rubargli il suo fantomatico primato. Da qui ai
lager, dove bruciare chi potrebbe realizzare la sostituzione etnica, il passaggio è molto breve.
Sì, forse qualche dottor sottile vorrà indugiare in inutili distinzioni tra i campi di sterminio e le
condizioni di lavoro forzato. Ma, chi conosce l’umanità ed il suo modo di procedere, sa bene che
ciò che conta è l’intenzionalità. E l’intenzionalità è chiara, oggi come allora, gli ebrei, o i migranti,
quando non si limitano ad essere una brutale forza lavoro, ma alzano la testa e ti guardano in
faccia come delle soggettività altre, allora non vanno più bene.
Anzi, se il loro amore alla Vita, ad una Vita piena ed abbondante come c’insegna S. Giovanni,
mette a nudo la vocazione mortale della nostra società del dio denaro e del consumo, ecco allora
ergersi i politicanti del sistema, che, per un pugno di voti, cercano di ostacolare il fluire inesorabile
della Vita e della Storia.
E’ così succede che, a fronte della mancanza di manodopera, anziché rendere il lavoro più umano
ed appetibile, si aumenta lo sfruttamento legalizzato attraverso la flessibilizzazione del lavoro, per
poter sfruttare meglio i nuovi schiavi. A fronte dell’inverno demografico, s’impediscono in tutti i
modi i ricongiungimenti familiari e si pagano le donne italiane perché facciano figli, neanche
fossero delle prostitute. E via di seguito. Purtroppo, confesso, non credo che questo teatro
dell’assurdo sia prossimo alla fine. Da chi è accecato dal delirio ideologico, ahimè, ci si deve
aspettare sempre qualcosa di peggio, perché il vizio è sempre lo stesso: la sostituzione della Vita e
delle sue leggi inesorabili con la difesa ideologica della propria pretesa supremazia.
Invece la Vita, dal suo livello più semplice, quello fisico e biologico, fino a quello spirituale ed
affettivo, ci dice che Lei, la Vita, avviene, continua, si moltiplica, sempre e solo attraverso
l’incontro e la contaminazione dei diversi, attraverso il confronto dialettico tra le alterità, diverse e
complementari.
Solo nell’accompagnare l’incontro e la contaminazione tra le alterità e le diversità, si genera e si
riproduce la Vita. Viceversa, ostacolare questa legge inesorabile può solo portare gli egiziani, o gli
italiani, ad affogare nel Mar Rosso dei propri egoismi.
Anche perché il Signore della Vita, da sempre, ha già scelto da che parte stare…
pe. Marco