tavoletta-dieci-comandamentiPer una scelta totalmente arbitraria e soggettiva, per questa domenica ho deciso di soffermarmi quasi che esclusivamente sulla prima lettura. Un po’ perché questo testo della Samaritana è molto noto e commentato in tutte le salse; ma soprattutto perché, ancora una volta, sono rimasto incantato dalle famose “Dieci Parole”, che nella loro essenzialità, dopo almeno 3.250 anni, riescono ancora a parlare alla nostra libertà; e lo fanno con un’efficacia da far invidia allo sproloquio, servo del Potere, della maggior parte delle legislazioni moderne, siano esse civili, che religiose.
Partendo da questo incipit, possiamo recuperare il senso profondo della Legge, così come appare dai Comandamenti. Nulla di meticoloso ed esaustivo, quasi che con le leggi si potesse predeterminare ogni nostra scelta ed ogni nostra azione. Il vivere, con tutti i rischi connessi, è compito della libertà responsabile. La Legge, come ben ci ha mostrato S. Paolo può al massimo essere un buon pedagogo. Ecco perché questi Comandamenti, per l’80%, si limitano a mettere in guardia dai pericoli per la nostra Libertà: “Non…”; e, laddove scelgono la forma affermativa, non vanno oltre il richiamo del valore in gioco (il riposo sabbatico, la cura per i genitori), lasciando alla nostra libertà tutta la responsabilità e la creatività per realizzare tali valori.

Detto ciò, dobbiamo però subito mettere in chiaro che queste Dieci Parole si fondano radicalmente sul Comandamento Zero, che le nostre preoccupazioni legaliste troppo spesso dimenticano: Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile. Come penso sia evidente, questo Comandamento, che ha più l’aria di una professione di fede, è ciò che dà senso e ragione a tutto quanto segue. E non solo. Noi sappiamo che i Comandamenti sono la sintesi di quell’insieme di norme e di leggi, che va sotto il nome di “Codice dell’Alleanza”. Perché si tratta esattamente di questo; ovvero sono il frutto di quell’Alleanza, che JHWH ha stretto con Israele nel deserto, il cui intento era ben chiaro: Israele, una volta entrato nella Terra Promessa, non avrebbe dovuto riprodurre le ingiuste strutture socio-economiche dell’Egitto. Per il Popolo di Dio la fraternità è Legge e la Legge è il cammino per vivere in fraternità.

Ma tutto ciò sta in piedi ed ha senso, se, e solo se, Israele riconosce che nessuno più di JHWH ha a cuore la sua Libertà. Nel sacrificio pasquale Gesù ci confermerà in modo definitivo che per Lui e per il Padre la nostra Liberazione è la loro preoccupazione più grande; per loro la Liberazione di ogni uomo e di ogni donna è ciò che dà senso alla loro presenza nel mondo.

In questa prospettiva dobbiamo cogliere la tensione dialettica che c’è tra questo Comandamento Zero ed il Primo Comandamento: Non avrai altri dei di fronte a me! Che bello se ogni credente portasse questi due Comandamenti “appesi davanti agli occhi”! Personalmente penso che basterebbero per sostituire tutte le leggi e gli ordinamenti. Purtroppo anche noi cristiani, basti vedere l’inutile polemiche sulla Pachamama, abbiamo ridotto la lotta anti-idolatrica ad una “battaglia delle statuine”, ovvero alla lotta ed alla demolizione delle statue, alle quali venivano attribuite particolari proprietà (salvo poi soprassedere su tante ambigue devozioni ai Santi ed alla Madonna…). In realtà il Comandamento è molto più essenziale e radicale ad un tempo: Non avrai altri dei, perché uno solo è il Signore, JHWH. Sì proprio Lui, l’Innominabile (questo in fondo significa JHWH, al di là delle possibili declinazioni del termine), l’Irraggiungibile, l’Indefinibile.
A questo punto non possiamo non soffermarci ad approfondire questa apparente contraddizione. Ovvero Colui, che pronuncia queste parole così chiare e perentorie, sta al di là di ogni nostra rappresentazione di Lui; o meglio sarebbe dire che nessuna delle nostre rappresentazioni di Lui lo soddisfano, Gli rendono ragione. Tant’è che ci proibisce radicalmente di rappresentarlo in qualsiasi modo.

Eppure, già 1300 anni prima di Gesù, Lui si è reso presente in un modo che Lui solo poteva inventare: mettendosi a capo della lotta di Liberazione d’Israele. Infatti il grande messaggio dell’Esodo è che in quella lotta Israele, attraverso la mediazione di Mosè, ha conosciuto chi è e com’è Adonai, Il Signore: è Colui che sta dalla parte degli schiavi e degli oppressi per ridare loro la Libertà. A me pare che questa verità della nostra fede sia alquanto nebulosa nella nostra coscienza cattolica. Invece qui sta uno snodo vitale per la nostra fede. Infatti, da un lato dobbiamo tenere sempre presente che il Signore è troppo al di là delle nostre possibilità di comprenderlo; la stessa parola ri-velazione altro non dice se non che in Gesù la Trinità si è manifestata nel modo più profondo possibile; ma, al tempo stesso, si è velata, oscurata definitivamente. Ovvero, più in là di così, più in là di Gesù non ci è dato conoscere del Mistero divino. Al tempo stesso, “amando il prossimo come Lui ha amato noi”, a partire dagli ultimi, dai poveri e dagli oppressi, ebbene in questa prassi di Liberazione e di servizio noi possiamo incontrarlo, noi possiamo conoscerlo, noi facciamo esperienza di Lui.

A questo livello possiamo cogliere la densità dei Dieci Comandamenti e del Codice dell’Alleanza: mettere in guardia la Libertà da quei comportamenti contrari ad una socialità umana autenticamente fraterna; ovvero quegli atteggiamenti che oscurano la presenza del Signore in mezzo a noi.

Pe. Marco