Il testo di At 28,16-28 sembra la memoria lontana di un’ormai incomprensibile disputa all’interno
del giudaismo del primo secolo dell’era cristiana. Infatti, Paolo convoca questi notabili ebrei per
rassicurarli circa questa nuova corrente spirituale, che s’ispira a Gesù di Nazareth, la Chiesa
appunto. Infatti, per quasi tutto il primo secolo, il cristianesimo viene ancora identificato come una
corrente interna al giudaismo. Certo una corrente un po’ radicale e polemica, ma pur sempre un
movimento interno al giudaismo. Ed il motivo del contendere è sempre lo stesso: come
interpretare, che significato dare alla testimonianza del fondatore di questa nuova spiritualità,
Gesù di Nazareth. Può essere rinchiuso dentro la cerchia dei numerosi rabbi d’Israele, oppure gli
deve essere riconosciuto “un di più”, come Lui rivendica?
Ma anche quando Gli si riconosce questo “di più” le polemiche e le divisioni non finiscono, fino ad
arrivare ai nostri giorni. Infatti, non basta dire che Gesù è Figlio di Dio, per pensare di aver risolto i
problemi. Se andiamo a vedere la storia della Chiesa fin dalle sue origini, la maggior parte delle
divisioni si sono giocate sul come intendere questa affermazione riguardante Gesù di Nazaerth.
Fino a giungere ai nostri giorni, nei quali possiamo citare due testi emblematici come Lo scisma
sommerso, P. Prini e il Documento “Placuit Deo” della Congregazione per la Dottrina delle Fede,
che mettono a tema le innumerevoli spiritualità pret a porter, fai da te, che stanno frantumando
quel che resta delle Chiese cristiane, Cattolica compresa. Alla radice di tutto ciò vi è sempre,
inequivocabilmente, l’azione del Divisore, il Dia-volo, che di questi tempi sta incontrando un
terreno fertilissimo nell’individualismo assoluto e nell’inflazione massmediatica.
Dentro questo clima è perlomeno ingenuo, se non moralmente disonesto, proclamarsi
formalmente cattolico, battezzato, sposato in Chiesa o quant’altro, per sentirsi a posto. In un
modo o nell’altro dobbiamo poi fare i conti con le solite domande di fondo: in che senso cattolico?
Perché battezzato? Perché sposato in Chiesa? ecc…
Ecco allora che, approfondendo queste domande, ci accorgiamo come di fatto nelle cosiddette
“comunità cristiane” sono pressoché assenti spazi e momenti di confronto, per approfondire
comunitariamente queste domande. Purtroppo questa carenza non è dovuta a fattori esterni
ingovernabili. Innanzitutto questo limite è interno alla comunità cristiana. Come sempre le cause
sono molteplici, ma due fattori mi sembrano decisivi. Da un lato una scarsissima disponibilità del
praticante medio nel dedicare tempo e cuore per approfondire le ragioni della sua fede; dall’altro
una pigra rassegnazione del clero nell’affrontare la superficialità dei fedeli.
Il tutto ha come risultato ciò che più interessa al falso Portatore di luce, Lucifero, il quale ci
circonda di un luccicare inutile, mentre l’unica Luce vera, Gesù e la sua Parola, rimangono
perennemente offuscati ed l’incontro salvifico con Lui rimandato sine die.
Pe. Marco