In questi giorni stiamo leggendo il libro dell’Esodo, il libro principe e ispiratore di tutto l’Antico
Testamento, ci diceva l’allora prof. Ravasi. Certamente le basi esegetiche da lui gettate sono state
di fondamentale importanza per la mia vita spirituale e teologica. Ma la lettura più profonda e
radicale di questo libro me l’hanno insegnata il prof. Gustavo Gutierrez, fondatore della Teologia
della Liberazione, e i molti gruppi di base brasiliani. Il giorno 8 di giugno Gutierrez ha raggiunto la
meta invidiabile dei 95 anni. Senza il suo contributo non avrei potuto scrivervi quanto segue. Per
questo motivo voglio offrirvelo come un piccolo omaggio nei suoi confronti.
Lo sfondo biblico della mia riflessione è Es 5,1-6,12.
I fatti qui narrati sono Parola di Dio, non perché JHWH con un atto capriccioso e arbitrario ha
scelto gli israeliti come suo popolo, bensì perché in quelle vicende con la mediazione di Mosè
Israele ha scoperto una dimensione del Signore fino ad allora sconosciuta: JHWH non guardava
quella situazione dal punto di vista del faraone, dell’oppressore, ma dal punto di vista
dell’oppresso, in quel caso Israele. Questa scoperta rivoluzionaria è tutt’oggi censurata da tutto il
cristianesimo conservatore. Per una attualizzazione di questo processo, raccomanderei la visione
di un bellissimo film: The birth of a nation.
Questo percorso teologico e spirituale non è casuale, bensì conseguente ad un altro, che l’ha
preceduto: quello del passaggio dal politeismo al monoteismo. Dio per essere tale deve essere uno
solo. Viceversa non è Dio. Il pantheon pagano è la proiezione di tutti i sentimenti e le paure
umane; per ognuna c’è un dio. Invece, il Signore è onnipotente e infinito, dunque unico; ma allora
come si colloca rispetto alla situazione di oppressione che stanno vivendo gli israeliti in Egitto?
Questa è la grande domanda da cui è partito Mosè. In chiave più moderna, negli anni ’60 di fronte
alla scandalosa ingiustizia dell’America Latina, Gustavo Gutierrez si chiedeva: “Come possiamo
annunciare l’Amore del Padre a questo Popolo, che vive nell’oppressione e nell’ingiustizia?”.
Eh sì, perché finché ci sono tanti dei, c’è né uno per ciascuna situazione, per ogni comportamento
umano. Quando siamo di fronte a Colui dal quale tutto ha avuto origine, non possiamo non
chiederci e non chiederGli: “Ma tu dove sei di fronte a tanta oppressione e tanta ingiustizia? Tu da
che parte stai di fronte ai bambini lasciati annegare nel Mediterraneo dagli scafisti e dal nostro
egoismo?”. Probabilmente nessuno osa dire che le disuguaglianze e le ingiustizie sono volute da
Dio. Ma quando vogliamo tener fuori il Signore da questi problemi, dicendo che Lui non c’entra
niente con tutto ciò, non è forse la stessa cosa? Infatti, tutti gli oppressori, dal faraone a
Berlusconi, pretendono di essere i legali rappresentanti di Lui su questa Terra; ma ciò è
assolutamente legittimo, se questo mondo è da sempre così, perché è stato creato così. Dunque la
neutralità è una mera utopia umana. Il silenzio, che lo vogliamo o no, non ci mette mai al di sopra,
o al fuori delle dispute: è sempre la parola più tagliente.
Ebbene, Mosè e Israele in Egitto hanno scoperto per sé e per tutta l’umanità, che le cose non
stanno così. Infatti JHWH dice: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo
grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla
mano dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese” Es 3,7-8. Dunque, tutto si può dire di Lui,
tranne che sia come gli dei pagani, come vogliono dipingerlo tutti i faraoni della Storia.
Non posso soffermarmi sulla portata e le conseguenze di questa rivoluzione teologica. Vorrei solo
dedicare qualche riga al costo, umano e spirituale, di questa scoperta, sia per Mosè come per
Gutierrez.
Infatti, entrambi vengono accusati dall’oppressore/faraone/elite/gerarchia ecclesiastica di
insinuare e fomentare la rivolta degli oppressi: “”Perché, Mosè e Aronne, distogliete il popolo dai
suoi lavori? Tornate ai vostri lavori!” Es 5,4. Quindi loro, e tutti quelli come loro, sono la causa dei
disordini e dei conflitti.
Ma la tragedia, più che mai attuale, è che questo tipo di lettura è così diabolica ed insinuante, da
essere fatta propria dagli stessi oppressi, dalle vittime. Infatti in prima battuta gli israeliti dicono:
“”Il Signore proceda contro di voi e giudichi; perché ci avete resi odiosi agli occhi del faraone e agli
occhi dei suoi ministri, mettendo loro in mano la spada per ucciderci!” Es 5,21; ovvero “Se ci
organizziamo, per rivendicare i nostri diritti, perdiamo anche questi contratti disumani da € 5,00
all’ora!”. Fino a giungere all’apice dell’alienazione: “Mosè parlò così agli Israeliti, ma essi non
ascoltarono Mosè, perché erano stremati per la dura schiavitù.” Es 6,9; ovvero “Non chiamarci!
Non vogliamo sederci, ragionare, riflettere, ascoltare cosa ci dice il Signore riguardo a questa vita
alienante e disumana. Vogliamo uscire, evadere, stancarci ancora di più, per non sentirne il peso di
ciò che stiamo vivendo!”.
Ma, per chi non si consegna a questo esito tragico che tocchiamo con mano ogni giorno, la Parola
di Gesù può aprire cammini di Liberazione… parola di Gutierrez ed anche mia, se mi è permesso
l’accostamento…
Pe. Marco