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Nella memoria del Poverello di Assisi

Posted on 5 Ottobre 202423 Febbraio 2025 By admin Nessun commento su Nella memoria del Poverello di Assisi

Nella notte tra il 3 ed il 4 ottobre, senza alcuna memoria della Festa di San Francesco, mi sono ritrovato casualmente a leggere un bellissimo articolo sul magistero di S. Ambrogio, riguardante il pericolo delle ricchezza. Penso valga la pena rileggerne qualche passaggio, anche per riscoprire la grandezza del nostro patrono, a fronte della manipolazione cultuale operata da una pletora di falsi devoti.

“Fino a dove, ricchi, volete estendere le vostre assurde cupidigie? Ritenete forse di rimanere gli unici ad abitare la terra? Perché scacciate uno che è partecipe della vostra natura e rivendicate per voi soli la proprietà dei beni della natura? In comune per tutti (in commune omnibus), ricchi e poveri, la terra è stata costituita: perché allora voi, ricchi, vi arrogate il diritto esclusivo di proprietà del suolo? La natura ignora chi siano i ricchi, lei che genera tutti poveri. Non nasciamo infatti neppure coi vestiti, non veniamo al mondo certo carichi d’oro e d’argento. Nudi ci dà alla luce, bisognosi di cibo, di vesti, di bevande; e nudi la terra accoglie nel suo grembo quelli che generò, né sa racchiudere nel sepolcro gli estesi confini delle proprietà. Una zolla di terra è parimenti più che sufficiente per un povero e per un ricco, e quella terra che non contenne l’ingordigia del ricco da vivo, ora lo accoglie tutto da morto”.

Probabilmente, chi con la pancia piena ritiene questi temi secondari per la nostra Fede cristiana, troverà nella veemenza di Ambrogio un motivo per ripetere il solito ritornello: “Perché preoccuparsi con la ricchezza? Altre sono le sfide per la nostra Fede! Il mondo è sempre stato e sempre sarà così”. In realtà l’affermazione è profondamente sbagliata, se non altro perché la ricchezza sulla Terra è ben maggiore rispetto ai tempi di Ambrogio. D’altro canto una Chiesa, che si rassegnasse definitivamente di fronte all’ingiustizia scandalosa che ci circonda, sarebbe ciò che di più inutile possa esistere sulla faccia della Terra, perché ormai estranea al Vangelo che annuncia.

Anche Papa Francesco, nel recente Incontro con i leader dei Movimenti Popolari, ha ribadito con forza: “La vostra missione è trascendente. Se il popolo povero non si rassegna, il popolo si organizza, persevera nella costruzione comunitaria quotidiana e, al tempo stesso, lotta contro le strutture d’ingiustizia sociale. Prima o poi le cose cambieranno in bene. Come potete vedere, nessuna ideologia qui, nessuna. Il popolo…

…Un fratello mi ha detto: «Padre, lei parla molto dei poveri e poco della classe media». Può essere vero, e per questo chiedo scusa. Quando il Papa parla, parla per tutti perché la Chiesa è per tutti, ma non può sottrarsi alla centralità dei poveri nel Vangelo. E questo non è comunismo, è Vangelo puro. Non è il Papa, bensì Gesù che li pone al centro nel Vangelo. È un punto fermo della nostra fede e non si può negoziare. Se tu non lo accetti, non sei cristiano”.

Rileggendo queste parole, mi chiedo quanto queste semplici verità siano condivise dai battezzati di ogni Chiesa e latitudine della Terra. Eppure qui c’è in ballo il cuore della Fede cristiana e la Salvezza di cui è portatrice.

Illuminato da queste perle di Vangelo, ho potuto cogliere più in profondità il brano della lettera ai Galati 6,14-18, propostoci nella liturgia di San Francesco. Eh sì, perché il nostro Poverello di Assisi ormai è conteso tra i vari movimenti ambientalisti, che hanno trasformato il suo giorno nella Giornata mondiale degli animali e le pie donne, rimaste nelle nostre chiese, che lo contemplano esempio di masochismo e abnegazione, raggiante esempio della diabolica spiritualità del sacrificio.

Purtroppo, anche tra noi cattolici praticanti ci è comodo scordare, che quest’uomo apparentemente inerme proclamava, che “non si può intendere il Vangelo, se non passando per la porta di Madama Povertà”. Sempre quest’uomo, finché ha potuto, ha lottato con la gerarchia, per ottenere il “privilegio” per sé e i suoi confratelli di non possedere nulla, sia personalmente che comunitariamente. Purtroppo nel 1224, due anni prima della sua morte, dovette cedere: pena il non riconoscimento della sua Regola. Tutto ciò mentre il lusso e la mondanità trionfavano nelle varie corti vescovili e papali.

In questo modo, radicale e paradossale ad un tempo, Francesco si riveste di Cristo, si assimila a Lui, e diventa non tanto un esempio da imitare, quanto un richiamo permanente, perché ciascuno di noi si allontani dalla ricchezza e sappia trovare la sua misura per vivere dell’essenziale.

Beati i Poveri che si lasciano guidare dallo Spirito!

                                                                                               Pe Marco

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