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Perché il Papa della Misericordia non ha misericordia dei peccatori della Curia?

Posted on 8 Marzo 20168 Marzo 2016 By Robireggio Nessun commento su Perché il Papa della Misericordia non ha misericordia dei peccatori della Curia?

 

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Carissimi tutti,
il titolo, che avete appena letto, come qualsiasi buon titolo, è un caldo invito a leggere la riflessione che segue; se no, perché fare i titoli agli articoli? Confesso che è da tempo che vorrei mettere per iscritto questi spunti, ma, come spesso succede, bisogna aspettare un “Kairos”, ovvero un momento favorevole; e il momento è questo martedì di carnevale, in cui, contrariamente a tutte le più consacrate tradizioni brasiliane, qui nella mia Parrocchia, regna un religioso silenzio; semplicemente perché qui non sono stati organizzati particolari eventi carnevaleschi e i “foliões” sono andati nelle città vicine, perché, comunque, senza carnevale non si può vivere …
Tornando invece al merito di questa riflessione, vorrei confessare subito il motivo che l’ha generata, ovvero l’abuso di questo tema o, perlomeno, del termine “misericordia”. Sì, certamente, qualcuno potrebbe obbiettare che il primo responsabile di questo abuso è il Papa, ma … solo a livello linguistico, non certo a livello di contenuto. Mentre invece, non capita di rado, che, in contesti alquanto estranei, si citi o si faccia riferimento alla “misericordia”, quasi fosse un grimaldello, o una parola magica che, di per sé stessa, risolva tutte le situazioni e tutti i problemi dell’umanità. In altre parole, a volte, sembra che non importi più chi siamo, da dove veniamo, che cosa abbiamo fatto o tralasciato di fare; basta invocare la parola magica del momento e tutto è risolto, o quasi … Ma sarà proprio così? E perché il Sal. 85 recita, che nel futuro di Dio, nel tempo della Salvezza, Misericordia e Verità si incontreranno, Giustizia e Pace si abbracceranno? Fedeli alla Parola, possiamo dire che la Misericordia è tutto ed è l’unica caratteristica di quel grande Mistero che chiamiamo Trinità?
Già il salmo appena citato ci mostra le altre tre caratteristiche fondamentali per identificare chi è la Trinità e, conseguentemente, per districarci nel Mistero della Vita. Finalmente, che relazioni esistono tra questi quattro aspetti fondamentali del divino e della realtà in generale?
Certamente non pretendo dilungarmi nell’analisi di queste quattro parole chiave. Ciò che mi pare importante risaltare in questo contesto è l’interazione e la mutua dipendenza di questi quattro aspetti, così che, quando uno dei quattro è mancante o distorto, l’immagine di Dio viene distorta e la realtà risulta negativamente alterata; ovvero cade in quello che più comunemente chiamiamo peccato. In altre parole, sperando di non complicare le cose, se la Pace rappresenta un po’ la meta, in cui tutte la parti, non solo della società, ma dell’intera realtà, possono vivere in pienezza, realizzando il loro essere profondo e la loro vocazione originaria, la Giustizia e la Verità sono le colonne, che la sostengono. Laddove Giustizia e Verità, da angolature differenti, dicono come la Trinità non ha fatto il mondo a caso, bensì secondo un progetto (Verità) e secondo un’armonia tanto giusta tra le parti (Giustizia), di modo che ciascuno di noi ha un ruolo ed un compito ben preciso, dentro la complessità del mondo; ma, al tempo stesso, grazie a questo ordine “giusto” pensato dalla Trinità, ciascuno di noi trova nella realtà in cui vive i mezzi e le opportunità necessarie per realizzarsi pienamente come figlio del Padre.
Tutto ciò è quanto la Trinità ha pensato per noi; e sarebbe realtà quotidiana, se non fosse intervenuto qualcosa di tragico, che ha stravolto e continua a stravolgere questo progetto originario della Trinità. Questa tragedia è il peccato, in tutte le sue sfumature e in tutte le sue demoniache possibilità. Il che produce, come effetto tangibile l’assenza della Pace. Ma la Pace viene meno ogniqualvolta la Verità del progetto originario viene negata o alterata; oppure quando l’ordine Giusto, pensato da Dio, non viene rispettato ( non a caso Paolo VI° diceva che “La Giustizia è il nuovo nome della Pace”).
È a questo livello ( e solo a questo livello, ovvero senza negare o occultare gli altri tre aspetti) che entra la Misericordia, divina innanzitutto, ma anche nostra, quale possibilità infinita, illimitata, incondizionata, offerta al “peccatore”; ovvero a ciascuno di noi, ogniqualvolta che, con i nostri errori ed i nostri peccati, rompiamo, alteriamo, la Bellezza, l’Armonia, la Pace del progetto Giusto e Vero della Creazione.
Orbene il nucleo fondamentale di questo Anno Santo e, più in generale, della predicazione di Papa Francesco è l’affermazione, ostinata e ripetuta, che l’onnipotenza divina consiste essenzialmente nella sua capacità di perdonare sempre e comunque; ovvero l’onnipotenza della Misericordia divina è tale da offrire, sempre e comunque, al peccatore la possibilità di ritornare a vivere in sintonia con il progetto originario della Creazione, ovvero secondo Giustizia e Verità. In altre parole, la Misericordia fine a sé stessa, svincolata dalla Giustizia e dalla Verità, non ha senso. La Misericordia è il percorso, attraverso il quale la Trinità ci dà la possibilità di ritornare ad essere Veri e Giusti, ogniqualvolta siamo venuti meno a questa nostra vocazione originaria ( spero sia chiaro, a questo punto, il senso del titolo).
Infine, quasi come un titolo di coda, mi piace annotare come la finalità ultima di questo Anno Santo non è tanto, né semplicemente, meditare o riflettere sulla Misericordia divina. A questo rispetto la frase riassuntiva del Giubileo è emblematica: Misericordiosi come il Padre; ovvero i molti drammi e gli infiniti conflitti, che affliggono l’umanità, potranno essere superati nella misura in cui l’umanità crescerà in Misericordia, quella trinitaria, non quella mondana.

Pe. Marco

Meditando con don Marco

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