Carissimi amici dall’Italia,
benché vi abbia scritto da pochi giorni, non posso non mandarvi qualche notizia e qualche riflessione sugli avvenimenti recenti, che stanno marcando la storia di questo gigante, che è il Brasile. Probabilmente voi lì sarete più preoccupati per le sorti della nazionale italiana, che in questi giorni è qui da queste parti… Benché anch’io continuo a soffrire con voi per le sorti della nostra nazionale, ciò nonostante qualcosa di più grande sta avvenendo qui in Brasile: finalmente il popolo “ha alzato la testa” e vuole dire la sua circa le sorti di questo paese. Ancora è presto per tirare le conclusioni o montarsi la testa, ma certamente gli avvenimenti di questi giorni, che stanno sempre più prendendo piede in tutto il paese, questi avvenimenti segnano, probabilmente per la prima volta, il dispiegarsi di un movimento popolare, di massa, che sta attraversando quasi tutte le città brasiliane.
Ripeto, il fenomeno è pienamente in atto, pertanto non si possono fare valutazioni complessive. In ogni caso, chi mi ha accompagnato, attraverso i vari scritti inviati in questi undici anni di missione brasiliana, dovrebbe aver percepito un filo rosso, che sempre ha accompagnato le mie riflessioni: il Brasile, in più di cinquecento anni di storia, non ha mai avuto un movimento nazionale, che coinvolgesse il paese, nel suo insieme, in una lotta per qualche ideale o qualche diritto fondamentale. La storia di questo paese è costellata di movimenti e insurrezioni popolari localizzate e settoriali, regolarmente represse con delle vere e proprie carneficine. Oppure se un giorno si farà un conteggio del numero dei martiri, divisi per nazionalità, probabilmente il Brasile potrà vantare questo triste primato, pur essendo il paese con il maggior numero di battezzati al mondo; giustamente perché le minoranze illuminate di questo paese non sono mai riuscite a coinvolgere il popolo, le masse, nelle loro legittime rivendicazioni. In questo modo l’elite coloniale, che sempre ha governato questo paese, ha sempre avuto vita facile nell’isolarle ideologicamente e nel massacrarle, quando era necessario.
Per questi ed altri motivi tutte le principali trasformazioni dello stato brasiliano sono avvenute per “benevola e paterna”concessione delle autorità di turno. In realtà erano tutti modi di assumere le apparenze di fenomeni sociali, che in Europa o negli USA erano costati anni di lotte e centinaia di vittime.
Orbene, ciò che stiamo assistendo in questi giorni è un fatto totalmente nuovo, per non dire paradossale. Esattamente un movimento che, paradossalmente, non ha leaders, se non altro nel senso del leader carismatico di turno, che sia anche solo un clown…; ebbene questo movimento, sorto per protestare contro l’aumento dei biglietti dei mezzi pubblici, sta portando in piazza milioni di persone; e il fenomeno ormai si è ripetuto per tutta questa settimana e sembra destinato a continuare.
Purtroppo, come sempre succede con questi eventi epocali, è praticamente impossibile evitare qualche eccesso di violenza e, ahimè, qualche vittima. Ma sarebbe fortemente fuorviante leggere il fenomeno a partire da questi limiti. Anche perché, se accettassimo questa chiave di lettura, allora dovremmo contare le centinaia di vittime, che quotidianamente questo sistema sociale uccide nel solo Brasile. In realtà gli atti di violenza sono assolutamente minoritari rispetto alla vastità degli eventi; inoltre è impressionante vedere come cittadini qualunque si prodigano dentro i cortei per isolare i facinorosi o gli esclusi da sempre, che vorrebbero tradurre solo in distruzione la loro rabbia soffocata per secoli.
In ogni caso, al di là di questi e molti altri dettagli, a me preme sottolineare questo fatto nuovo e sorprendente: questo popolo, che storicamente ha sempre scaricato nel calcio e nel samba le secolari ingiustizie, finalmente prova a trasformare in una lotta sociale il suo malessere e le sue frustrazioni. Purtroppo come tutte le prime è difficile prevedere come andrà a finire. A volte fa tenerezza assistere a certe forme d’ingenuità nell’organizzazione della protesta; ma non c’è chi non colga la mancanza d’esperienza in queste forme d’ingenuità. Probabilmente sarà difficile trasformare questo primo tentativo in un evento epocale. D’altro canto come primo test sta offrendo spunti assolutamente interessanti e promettenti. Speriamo di vedere presto qualche risultato più profondo e significativo.
Pe. Marcos