Mi chiamo Jayakhody Maxwell Sylvester, provengo dallo Sri Lanka, sono nato a Colombo il 15 Novembre del 1948.

E’ dallo scorso mese di Maggio che mi trovo, per la seconda volta stabilmente, in Italia. Prima ci venni nell’ ormai lontano 31 dicembre 1989, lasciandomi alle spalle un passato da sindacalista divenuto tanto “scomodo”, al punto che fui costretto a fuggire per le gravi minacce di morte da me subite in quel periodo. Con un visto ottenuto per partecipare ad un convegno sindacale internazionale mi recai a Ginevra, e da lì, grazie ad alcuni amici sindacalisti italiani, in Italia dove iniziò la mia storia d’ immigrazione.

Dopo alcune attività saltuarie, ottenni l’incarico dal Comune di Lecco, quale gestore del C.P.A. di Via dell’Isola, dove, grazie alla disponibilità dell’alloggio del custode, ebbi anche la possibilità di farmi ricongiungere dalla mia famiglia, cosa che avvenne due anni dopo. Oltre alla gestione del CPA, mi occupai anche di altre cose, tra cui la realizzazione di un “Dizionario di espressioni e frasi comuni Italo/Cingalese, attività di tipo artistiche, musicali e folkloristiche oltre che culturali, in particolare quelle scaturite dall’ impegno nell’ Associazione “Les Cultures” di Lecco e di volontariato benefico a favore dei poveri e degli emarginati del mio Paese.

Durante il mio primo periodo in Italia trovai qualche difficoltà causata da ignoranza e dai pregiudizi, ma non mi sono perso d’animo e ho affrontato queste situazioni senza mai derogare dal piano culturale, perché è solo la “ Cultura” che può far uscire queste persone dal recinto d’ignoranza in cui sono confinate, e a chi mi chiedeva se e quanto è difficile non reagire alle provocazioni rispondevo con un antico adagio dei popoli del mio Paese: “Non posso compensare con le parole l’ignoranza della gente”.

Fortunatamente ho trovato sul mio cammino anche molte persone impegnate nel sociale e nel volontariato, e fu grazie alla disponibilità di costoro, oltre che della gentilissima conduttrice RAI Licia Colò, che ci ospitò in trasmissione in diretta nazionale, che riuscimmo a realizzare un centro di accoglienza in Sri Lanka per 150 orfani delle vittime della guerra civile e dello Tsunami del 2004.

Un paio d’anni dopo, giunse a Lecco Bala Tampoe, l’anziano Leader del mio sindacato in Sri Lanka con cui avevo condiviso innumerevoli lotte e battaglie sindacali, per convincermi a riprendere un ruolo attivo al suo fianco nella segreteria nazionale. Mia moglie, non essendo di questo avviso, gli chiese: “Sig. Tampoe, in 16 anni in cui Sylvester è stato via, come mai non sei riuscito a trovare un sostituto? Egli rispose: ”Non sono riuscito a trovarne uno come Sylvester”.

Ormai ero sul punto di accettare la proposta ipotizzando un mio rientro in Patria intorno al 2008 e dissi a mia moglie Bridget che per lei e le nostre figlie sarebbe stato meglio rimanere in Italia. Lei mi rispose: ”Quando ti ho sposato ho promesso di stare sempre vicino a te, quindi non posso restare in Italia, verrò con te”. Tornammo quindi insieme in Sri Lanka nel 2008 e ripresi l’attività sindacale come membro della segreteria nazionale, mentre Bala Tampoe, dopo qualche anno ed esattamente poco prima del congresso nazionale del 2014 venne a mancare. Nel 2014 si tenne il congresso ed io fui eletto come segretario generale nazionale in sostituzione di Bala. Passarono gli anni ed ogni tanto tornavamo in Italia per rivedere i nostri figli.

La nostra vita scorreva in modo alterno tra alti e bassi, ma ci confortava sapere che i nostri figli avevano la loro vita regolare e potevano pensare anche al miglior futuro per i nostri nipoti. A maggio 2022 fui colto da un ictus. Forse la mia vita intensa, tutta piena di stress aveva presentato il conto. Dopo un anno di cure in Sri Lanka, i miei figli pretesero il mio ritorno, e per questo motivo, a Maggio del 2023, tornai, e questa volta, credo definitivamente in Italia.

Ora sono qui, in condizioni piuttosto precarie, seppur accudito e onorato da moglie e figli. In questo secondo periodo di immigrazione in Italia, non posso fare molto, pur non avendo problemi di deambulazione, tuttavia questa possibilità di raccontarmi, se pur molto sinteticamente mi ha fatto rivivere antiche emozioni e questo, unito alle amorevoli cure di cui sono oggetto da parte di moglie e figli, mi fornisce quel supporto e quella serenità che consentono di vincere la sofferenza fisica e sono meglio di qualsiasi medicina.