chiamamifrancesco

Genere:Drammatico
Regia: Daniele Luchetti
Interpreti: Rodrigo De La Serna (Jorge Bergoglio 1961-2005), Sergio Hernandez (Jorge Bergoglio 2005-2013), Muriel Santa Ana (Alicia Oliveira), José Angel Egido (Velez), Alex Brendmuhl (Franz Jalics), Mercedes Moran (Esther Ballestrin), Pompeyo Audivert (Angelelli), Paula Baldini (Gabriela).
Nazionalità: Italia
Distribuzione: Medusa
Anno di uscita: 2015

 

 

 

Origine: Italia (2015)

Soggetto: Daniele Luchetti, Martin Salinas, Pietro Valsecchi

Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Martin Salinas

Fotografia (Scope/a colori): Claudio Collepiccolo, Ivan Casalgrandi

Musiche: Artuto Cardelus

Montagg.: Mirco Garrone, Francesco Garrone

Durata: 98′

Produzione: Pietro Valsecchi per TaoDue Film .

Giudizio: Consigliabile/realistico
Tematiche: Evangelizzazione-missione; Politica-Società; Potere; Storia;  
Soggetto: Ecco il Card. Bergoglio a Roma, in attesa dell’inizio di lavori del Conclave. Dopo una sua prima riflessione, si snoda il flashback che riporta alla Buenos Aires degli anni Sessanta. L¿Argentina si prepara a vivere i i terribili anni della dittatura militare di Videla e dei generali. Comincia la ricostruzione di quell¿infausto periodo, e tutta l¿azione si muove intorno a quei tragici avvenimenti. Che Bergoglio vive da Padre Provinciale dei Gesuiti per l¿Argentina e cerca di modificare negli esiti, facendo opposizione, proteggendo prigionieri, aiutando a nascondere oppositori politici. Con esplicita lettera di Giovanni Paolo II, Bergoglio diventa cardinale della capitale, e dopo le dimissioni di Papa Ratzinger, si prepara al conclave dl 2013 che lo elegge Pontefice…

 

Si torna con la memoria al 1981, quando usci nelle sale “Da un paese lontano”, il film che il polacco Krzysztof Zanussi aveva realizzato in tempi decisamente rapidi sul connazionale Karol Wojtyla, il quale, nato nel 1920, era diventato Pontefice di Roma il 16 ottobre 1978. Da allora la storia ha fatto tante capriole, fino ad arrivare alla scelta di un Pontefice proveniente ancora da più lontano, dall’altra parte dell’Oceano, e del mondo, e far arrivare in Vaticano il card. Jorge Bergoglio con il nome di Papa Francesco. E’ già entrato nel cuore e nella mente di tutti questo modo rapido di chiamarlo, di salutarlo e di parlarci, diretta conseguenza, forse, di quel ‘buona sera’, così semplice e familiare che il Pontefice volle rivolgere ai fedeli in Piazza S. Pietro la sera della sua elezione. Era il marzo del 2013 e quel tono intimista e spoglio sarebbe diventato un modo di fare e atteggiarsi non più eliminabile. Sono passati appena due anni ed ecco nei cinema “Chiamatemi Francesco”, un film su Papa Bergoglio. Nella non facile impresa di realizzare un film su una figura già tanto carismatica si è cimentato Daniele Luchetti, regista italiano dal curriculum importante (Il portaborse, 1991; La scuola, 1995; Mio fratello è figlio unico, 2007; La nostra vita, 2010) fortemente segnato da storie tra cronaca sociale, denuncia, sentimenti esasperati.Il film ripercorre 50 anni di storia con pulizia e precisione : dalle vittime dei militari alla generosa dedizione di Bergoglio per indifesi e ultimi, il quadro è sincero, giusto, coerente. Allo stesso tempo segnato da un tono didattico che forse utile per coinvolgere di più il pubblico ma al contempo rinuncia ad ogni sguardo profondo, inquieto, sofferto. E’ il Francesco della gioia e della chiesa aperta a tutti. E’ il Papa che non teme un film, anche se non del tutto riuscito. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell’insieme realistico.