La riflessione di don Marco è volta sul piacere che scaturisce dall’incontro con il Bene, la Bellezza, la Verità, la Giustizia e che diventa qualcosa di raro.

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Il titolo di questa riflessione riporta quello di un articolo della versione cartacea di “Avvenire” di
venerdì 26/07. Per un’analisi più dettagliata del fenomeno, rimando al discreto articolo della
versione online dello stesso quotidiano: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/turismo.
Il fatto interessante è che il titolo di testa di quel numero del giornale era “Pandemia dipendenze”.
L’articolo analizzava i dati divulgati in Parlamento sull’aumento esponenziale dell’uso delle droghe
e delle varie forme di dipendenze in genere.
Ai più probabilmente le due cose possono apparire indipendenti e senza molti nessi tra di loro.
Invece io credo, che siano sostanzialmente le due facce della stessa medaglia, ovvero la ricerca
compulsiva del piacere. In una realtà dove i valori fondamentali sono sempre più nebulosi, o
addirittura in-credibili, il piacere che scaturisce dall’incontro con il Bene, la Bellezza, la Verità, la
Giustizia diventa qualcosa sempre più raro. Ecco allora la necessità d’indurlo, di cercarlo
“artificialmente”, di generarlo ad ogni modo in questi ed altri modi.
Purtroppo, nella nostra tradizione cristiana abbiamo censurato per secoli il piacere, relegandolo
semplicemente nella sfera della trasgressione e del peccato. In realtà, se colto nella sua
dimensione più profonda, il piacere è quel riscontro gratificante, che ci è dato quando facciamo il
Bene, il Giusto ecc… In altre parole, fare ciò che è Giusto e Buono è anche gratificante, perché
quello è il segno, che stiamo operando secondo quell’ordine e quell’armonia voluta dal Padre fin
dalla Creazione del mondo.
Purtroppo, da qualche secolo in qua, l’uomo moderno, più che ricercatore e scopritore
dell’armonia del Creato, è divenuto sempre più creatore di un nuovo ordine ed una nuova realtà
fatta dalle sue mani. La nostra libertà contemporanea fa sempre più fatica a riconoscere ed
obbedire all’ordine armonioso della Creazione; perché lei ha generato un nuovo ordine ed una
nuova creazione.
Così facendo, però, sappiamo sempre meno ciò che vale e ciò che conta realmente. E allora non ci
resta che affidarci a ciò che piace. Il piacere, possibilmente immediato, è sempre più la misura del
bene, anzi ormai possiamo dire che è diventato il Bene. Per chi volesse approfondire queste
riflessioni, rimando alla lettura di due testi fondamentali, tra i molti disponibili: il numero 4/1999
della Rivista “Concilium” ed il quasi introvabile La società della gratificazione immediata, G.
Schulze.
Tornando al titolo ed all’argomento principale di questa riflessione, probabilmente a molti potrà
apparire immediato il rapporto tra le varie droghe e la ricerca del piacere; mentre non tutti
saranno d’accordo nel mettere in discussione il “sacrosanto diritto occidentale alle vacanze”.
Infatti, questa riflessione non vuole in alcun modo mettere in discussione il diritto al riposo ed alla
festa. Anzi, ancora una volta, la Parola di Dio è maestra di vita, quando colloca il riposo sabbatico,
lo Shabbat, all’origine della realtà nell’atto creatore di JHWH. Ma quello è tutt’altra cosa rispetto
al turismo consumista. A questo riguardo sarebbe interessante rileggere un lucidissimo articolo di
Z. Baumann circa la differenza tra il pellegrino e il turista.
In ogni caso, il riposo sabbatico è strettamente legato al lavoro in senso biblico; ovvero al lavoro
inteso come continuazione dell’opera creatrice di JHWH. In questo senso il riposo sabbatico è fatto
di silenzio, di contemplazione, di relazioni gratuite familiari e comunitarie, il tutto perché l’essere
umano possa rigenerare le sue forze fisiche e psichiche e poter rinnovare quel lavoro creativo di
cui sopra.
Invece, questo turismo consumista, basato più sulla quantità che sulla qualità dei luoghi
consumati, risponde perfettamente a questo Sistema delirante e chiuso in sé stesso. Essendo

ristretto a circa un sesto della popolazione mondiale, perché insostenibile se esteso al resto
dell’umanità, ecco che il sistema capitalista deve trovare continuamente nuove forme di consumo
per sopravvivere. E così, se da un lato il lavoro è sempre più sfruttato e competitivo, dall’altro,
attraverso il piacere di un consumo, facile e incontenibile, vengono creati nuovi posti di lavoro
effimeri, quanto letali per il Pianeta Terra.
Ma il sistema mediatico provvede a distrarci magistralmente dalla tragedia in atto e la nostra
danza sul Mondo può continuare imperterrita…
Pe. Marco