Mi chiamo Benilda sono nata a Valona in Albania il 3.8.1988, mi sono sposata all’età di 19 anni e a venti ero già mamma di una bambina e dopo un anno era già nato il secondo figlio.

Vivevo in casa con la famiglia di mio marito ed era mia suocera che si occupava dei bambini perché io lavoravo come cucitrice di divani dall’età di 16 anni.

Sono arrivata in Italia nel luglio del 2018 con due figli di 10 e 9 anni e incinta di un’altra bambina. Il viaggio è stato abbastanza lungo: abbiamo preso il traghetto a Valona e siamo sbarcati a Brindisi poi in pullman fino a Milano e quindi a Oggiono dove abitava già mio fratello con la sua famiglia e i suoi genitori.

La mia storia inizia proprio in questo momento, appena sono arrivata in Italia mi si sono gonfiati tantissimo i piedi e sono rimasta in ospedale per due mesi: avevo lasciato l’Albania perché la vita in casa con i suoceri era diventata insopportabile e volevo far crescere i miei bambini con un po’ di tranquillità nella casa di mia madre, ma anche la mia vita in Italia non era per niente tranquilla. Vivevamo tutti insieme nella casa di mio fratello a Oggiono, eravamo in 11.

Dopo la nascita di mia figlia pensavo di rientrare in Albania, qui tutto era difficile, anche inserire i figli a scuola è stato complicato, i certificati di vaccinazione in lingua albanese non erano validi dovevano essere tradotti con una perizia giurata, non avevo soldi dovevo chiedere per tutto aiuto a mio fratello, il pediatra che seguiva i bambini mi aiutò e con una sua certificazione superammo questo scoglio.

Il problema della lingua ha però penalizzato i miei bambini che sono stati inseriti in due classi inferiori rispetto alla loro età e questa cosa li fa soffrire ancora adesso. Tutti questi problemi mi fecero pensare di tornare in Albania, purtroppo durante una visita medica di controllo mi dissero che mia figlia era nata con un problema al cuore “il suo cuore aveva un buco” e doveva essere operata. Quando il medico mi ha detto questa cosa mi sono sentita il mondo che mi cascava addosso, ma i miei figli sono stati la mia forza, per loro dovevo andare avanti fare sacrifici ma rimanere in Italia per salvare mia figlia, in Albania non ci sarebbero state strutture sanitarie adeguate e soprattutto avrei dovuto pagare tutto.

I medici in Italia mi hanno aiutato veramente tantissimo perché mia figlia è stata operata nel mese di novembre 2019 all’Ospedale Niguarda di Milano, senza che io pagassi niente, e l’intervento è andato bene: per questo io ringrazio molto lo stato italiano.

Adesso la mia piccola ha 5 anni è sana e molto carina e frequenta l’asilo. Anche gli altri sono cresciuti facendo anche loro sacrifici, per tanto tempo dormivamo in 6 in una stanza a casa di mio fratello ma a loro bastava essere vicini alla mamma e alla loro piccola sorellina.

Intanto ho cominciato a cercare lavoro e non è stato facile, tanti mi hanno sbattuto la porta in faccia ma ho trovato anche chi mi ha dato la possibilità di lavorare. Il primo lavoro è stato come badante per alcuni mesi, poi in una azienda ortofrutticola, quindi in una azienda alimentare. Lavoravo nelle celle frigorifere ed il lavoro era molto pesante oltre che precario. Finalmente ho trovato un lavoro fisso che mi piace: faccio la cucitrice di divani come in Albania.

Nel 2020 anche mio marito ci ha raggiunto in Italia, siamo riusciti ad avere una casa in affitto e siamo più comodi.

Purtroppo mio marito ha ancora parecchia difficoltà con la lingua italiana e fatica a trovare un lavoro fisso però è presente a casa con i bambini perché io lavoro a tempo pieno e sono fuori casa tutto il giorno.

La vita di chi emigra non è per niente facile perché noi abbandoniamo la nostra lingua, la nostra tradizione, lasciamo la nostra terra per cercare una vita migliore ma anche nel nuovo paese ti scontri con tante difficoltà, anche qui non trovi il Paradiso.

La fiducia in Dio mi ha aiutato a superare tante difficoltà nella vita. Alla fine è Lui che decide il nostro destino e il nostro futuro.